Finisce a processo per usura il fratello del vicesindaco del Comune di Ercolano. Al termine dell’udienza preliminare, il giudice del tribunale di Napoli Vincenzo Alabiso – accogliendo la richiesta del pubblico ministero, Urbano Mozzillo – ha disposto il rinvio a giudizio per Nicola Fiengo, imprenditore della pietra lavica e parente di Luigi Fiengo, numero due della giunta comunale di Ercolano (il vicesindaco è totalmente estraneo alla vicenda giudiziaria che vede coinvolto suo fratello).
La decisione arriva a un anno e mezzo dal blitz che a luglio del 2015 portò all’arresto di 3 persone. Nicola Fiengo, finito ai domiciliari, è tornato libero a dicembre del 2015 per decisione del tribunale del Riesame. La prima udienza del processo è stata fissata a metà marzo. L’imprenditore che ha denunciato l’imputato – dando il là all’inchiesta realizzata dalla Procura della Repubblica con l’aiuto dei carabinieri di Ercolano – si è costituito parte civile nel processo attraverso il suo legale, l’avvocato Antonio Sorbilli. Nell’altro filone processuale nato dalle indagini che fecero luce su una presunta holding dell’usura attiva tra Ercolano e Portici, sono già stati condannati – in primo grado – gli altri due imputati finiti alla sbarra. Secondo la tesi di carabinieri e Procura – ricostruzione finita al centro dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip, Tullio Morello – Fiengo farebbe parte del gruppo di soggetti che concedevano prestiti usurai a imprenditori della zona messi in ginocchio dalla crisi. Le cifre d’interesse da restituire venivano- per gli inquirenti- concordate con un tasso d’interessi pari anche al 6% mensile. Quando i commercianti non erano in grado di pagare venivano «costretti» a cedere autovetture o addirittura immobili e terreni a prezzi “stracciati” rispetto al reale valore di vendita.
Proprio come nel caso di Fiengo, accusato dagli inquirenti di aver imposto tassi usurai a un imprenditore impegnato nel campo della rivendita auto. Secondo gli inquirenti, infatti, Nicola Fiengo avrebbe «dimostrato un elevato spessore criminale, non solo concedendo prestiti con tassi di natura usuraia ma poi facendosi intestare l’immobile di proprietà della vittima», come ribadito in calce al provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari. Accuse dalle quali proverà a difendersi l’imprenditore della pietra lavica di Ercolano.