Non è mai una partita banale. Non lo fu neppure 22 anni e mezzo fa, quando il Perugia era già promosso in serie B e la Salernitana aveva ampiamente la testa ai primi play-off della storia del campionato di C1, in virtù d’una qualificazione che aveva conquistato da un pezzo. Quella volta, penultima giornata di regular season, in una gara senza nulla da vincere né da perdere (finì 0-0), i Baci di cioccolato che sino a qualche settimana prima volavano tra due tifoserie gemellate diventarono insulti e ostilità, ché l’amicizia s’era rotta proprio lì, all’Arechi, in una semifinale d’andata di Coppa Italia di C conclusa 2-2 a notte fonda, causa sospensione per invasione di campo. Era stato l’epilogo d’un rapporto forte, vero, sentito. Da allora Salernitana-Perugia è diventato match ad alta tensione, per la rivalità tra le torcide (non solo «vaffa» a distanza tra una Curva e l’altra, pure qualche «faccia a faccia» finito a botte nell’ultimo ventennio) e anche per la coincidenza che ha spesso visto granata e biancorossi lottare per i medesimi obiettivi.
Dall’alba degli anni Quaranta alla stagione scorsa, il grifo a casa dell’ippocampo ha vinto una volta soltanto in 18 precedenti. Accadde il 6 ottobre del 2004, segnando il destino di Aldo Luis Ammazzalorso. Aprì le danze Fabrizio Ravanelli, la “penna bianca” che dopo aver vinto tutto con la Juventus era “tornato a casa”, e che a Salerno aveva trovato pure i fischi d’un pubblico ancora ferito per il suo mancato approdo al Vestuti alla fine degli Ottanta. Chiuse Ferreira Pinto, al 90’, sancendo uno 0-2 che scatenò la contestazione dell’Arechi contro patron Nello Aliberti, inconsapevolmente nel vivo dell’ultimo campionato della sua gestione, prima di bocciatura federale e fallimento. Per il resto, in riva al Tirreno ha gioito in 7 occasioni la Salernitana, mentre ben 10 sono stati i pareggi. L’ultimo è datato 31 ottobre 2015, quando il Perugia rispose con Ardemagni al gol dell’ex di Michele Franco.
Il segno X è ricorrente nelle ultime tre sfide tra granata e umbri: finì 2-2 nel 2014 in Lega Pro, quando Mazzeo andò in gol senza esultare, Mendicino e Perpetuini ribaltarono il punteggio, però Moscati regalò ai biancorossi un punticino ch’era l’ipoteca sulla promozione in B. E sempre in terza serie si giocò nell’anno (di grazia) 2007/2008, quello del trionfo della Salernitana, un altro 2-2 (alla squadra con la “palla di pezza” cucita sul petto al posto del cavalluccio marino non bastarono l’argentino Federico Turienzo e Robertino Cardinale).
A ritroso nel tempo, si ritrova altra gente che all’ombra del Castello d’Arechi ha fatto storia. Assai controversa fu quella di Vincenzino Chianese, che contro il Perugia in Coppa Italia, nel 2000, segnò uno dei pochi gol della sua avventura a Salerno. Per due anni di fila, invece, tra il 1997 e il ’98, lo stadio con il nome da principe venne giù dalla gioia per Marco Di Vaio. Due doppiette del bomber dei “migliori anni”, e grifo schiantato (sempre per 2-0) sia in serie B che in A. E ancora, procedendo a passo di gambero, le firme di Marco Ferrante sull’1-1 del 1995/’96 e di Carlo Ricchetti nel successo dell’ippocampo per 1-0 nel campionato 1994/’95.
Tra le pieghe dei numeri, che spesso rendono la rivisitazione delle sfide del passato un mero elenco d’una noia invincibile, volti e nomi che hanno scritto pagine d’autore di Salernitana e Perugia, e pure di questa sfida che porta con sé fascino e significati sempre superiori alle pur urgentissime priorità d’entrambe le squadre nella stretta attualità. Questione di tradizione. Non è mai una partita banale….