Una mattinata all`insegna del ricordo quella in corso nella sala consiliare del Comune di Torre nnunziata che, dopo dieci anni, ricorda Giuseppe Veropalumbo, ucciso da un proiettile vagante la notte di Capodanno. Tanti gli interventi dal primo cittadino Giosuè Starita ai presidenti di Libera, Michele Del Gaudio ad Antonio D`Amore, I familiari di Genny Cesarano, il colonnello dei carabinieri Filippo Melchiorre e il vicequestore Elvira Arlì, ma anche altri familiari di vittime i camorra tra le quali I parenti di Antonio Cesarano. E prima fra tutti la moglie di Giuseppe, Carmela e sua figlia Ludovica. L`affondo più forte è arrivato dal parroco anti-clan don Antonio Carbone:«Abbiamo di fronte una donna che ha perso il marito – ha commentato il parroco don Antonio Carbone – una figlia cresciuta senza padre, è vero tanto è stato fatto, ma la cultura camorristica, uno stile mafioso che entrano nella normalità e questo dobbiamo cancellare, dobbiamo essere più decisi come Chiesa a lottare, dobbiamo abbattere ogni compresso che ci conducono inevitabilmente alla morte. A Capodanno prendiamo una penna non una pistola: per siglare e scrivere sigilli d`amore, una penna per scrivere e insegnare la cultura perché ci fa liberi, e una penna per firmare un contratto di lavoro perché senza prospettive non c`è futuro». In lacrime per una ferita ancora aperta per la vedova Sermino che ha ricordato quei giorni dalla notte sino alle difficoltà quotidiane.
CRONACA
30 dicembre 2016
Il ricordo di Veropalumbo a Torre Annunziata. L’affondo di don Antonio: «Posate le maledette pistole e impugnate penne»