Dopo l’enorme successo di pubblico e critica delle precedenti stagioni, Billy Elliot il musical, basato sull’omonimo film di Stephen Daldryè, che vanta le musiche pluripremiate composte da Elton John, torna a Napoli al Palapartenope. Diverse le novità nel cast che oltre a Luca Biagini nel ruolo del padre Jackie Elliot, vede Sabrina Marciano in quello di Mrs. Wilkinson, la maestra di danza che scopre il talento del protagonista.
Lei ha una vasta esperienza nella commedia musicale: quando ha cominciato il suo percorso artistico?
«Ho iniziato come ballerina, nel corpo di ballo del Teatro Verdi di Trieste, in un’operetta con le coreografie di Gino Landi; poi la scoperta della mia vocalità e la curiosità innata mi hanno portato ad approfondire gli altri studi e ad affrontare le prime audizioni per i musical. Tutto cominciò dopo un’audizione al Teatro Sistina per uno spettacolo con Johnny Dorelli. Pietro Garinei mi scelse e da quel momento la passione per gli spettacoli musicali non mi ha più abbandonato».
Ci parla del suo ruolo nel musical Billy Elliot?
«Io interpreto la maestra di danza che scopre le potenzialità di Billy. Una donna che insegna danza adattandosi in una palestra in cui si pratica anche la boxe, che probabilmente aveva altri sogni per la sua vita, un po’ frustrata, ma col desiderio di riscatto che viene stimolato quando si ritrova improvvisamente quel piccolo talento tra le mani. É un personaggio pieno di sfaccettature, che aiuta il bambino ad esprimere la sua parte più vera, lo stimola a non rinunciare ai sogni. Lei diventa in qualche modo un punto di riferimento, quella madre che lui ha perso molto presto ed è l’unica persona che lotta per lui. Adoro questo personaggio, perché il ruolo dell’insegnante è importante nella società. Chi scopre il talento deve curarlo e offrire opportunità ai sogni».
Da qualche anno si esibisce con il suo primo concerto-spettacolo dal titolo “Jesce sole” sulla canzone classica napoletana.
«Qualche anno fa in un momento di calma lavorativa, ho sentito l’esigenza di portare in scena un concerto che avesse a che fare con me. Mettere in scena canzoni da musical poteva essere semplice, ma volevo qualcosa che partisse dalla mia vita precedente, che mi appartenesse. Così sono andata alle origini, alle canzoni che mia nonna e mia mamma, entrambe di Ponza, cantavano cullandomi. La cultura che si è respirata a casa mia e le nostre tradizioni sono molto vicine a quelle partenopee e la canzone napoletana popolare è un bene da preservare e diffondere».
Che esperienza è lavorare con Massimo Pompeo Piparo?
«Lo conosco dai tempi del suo “Jesus Christ Superstar”. É molto esigente, di poche parole. Amo molto la compagnia che ha creato perché ha scelto professionisti di altissimo livello artistico e umano».