Scafati. «La camorra mi fa schifo». Pasquale Aliberti “urla” la sua verità a mezzo social, commentando – indirettamente – la relazione che ha portato allo scioglimento per infiltrazione camorristica del Consiglio comunale di Scafati. «Non ho mai consentito alla camorra di penetrare al Comune», lo sfogo pubblicato sul suo profilo dall’ex primo cittadino e accompagnato da un video, risalente al 2012, nel quale l’esponente di Forza Italia chiarisce le azioni messe in campo per contrastare la criminalità. «Mai un appalto, mai un affidamento, mai una tangente, sempre dalla parte della gente: è quello che emerge da ogni atto amministrativo – prosegue Aliberti nel messaggio postato in rete -. Non ho mai parlato con i camorristi, non ho mai chiesto voti in cambio di nulla. C’è un popolo intero che lo sa, che mi conosce, che in questi anni mi ha odiato e amato e che mi ha criticato o sostenuto. È lo stesso popolo che mi ha voluto sindaco di Scafati».
Una risposta indiretta alle accuse formulate dagli inquirenti e che hanno portato allo scioglimento dell’Ente. «Io la camorra l’ho combattuta con atti forti, con l’acquisizione di beni abusivi – ancora l’ex sindaco di Scafati – in cui abbiamo realizzato opere pubbliche, senza avere paura, neanche quando camorristi o affiliati ci minacciavano velatamente con qualche missiva o volevano il mio sangue in qualche intercettazione telefonica».
Accuse pesanti che Aliberti è pronto a smontare punto per punto, partendo proprio da quelle “carte” esaminate dalla Commissione d’Accesso e che hanno spinto lo Stato a staccare la spina a Palazzo Mayer per le infiltrazioni da parte della criminalità. «Io continuo a confidare nella giustizia, perché nelle carte c’è la verità – conclude l’esponente di Forza Italia -. Nelle carte è scritto chi è stato accondiscendente, chi ha perseguito qualche interesse economico che non è riuscito a realizzare, chi ha avuto il coraggio di acquisire, confiscare e abbattere senza mai trattare con i camorristi. Fatti, azioni, una grande dignità che non consentirò mai a nessuno di mettere in discussione, per i miei figli, per la mia famiglia, per chi mi ha voluto bene e per il mio popolo». Una nuova “sfida” che Aliberti è pronto a intraprendere, per provare a far valere la sua verità e dimostrare l’estraneità ai fatti contestati. Magari urlando forte quel «la camorra mi fa schifo” che da giorni è diventato il suo grido di battaglia.