Ercolano. Immacolata Adamo non era semplicemente la moglie di un boss. E dopotutto era impossibile che lo fosse. La tradizione del crimine, sotto al Vesuvio, dice che le donne di camorra, da queste parti, sanno essere più spietate degli uomini.
E Immacolata Adamo – vedova del padrino Raffaele Ascione – non fa eccezione. Almeno secondo quanto raccontano di lei i pentiti. Della “vedova nera” della camorra, in questi anni, hanno parlato tanti collaboratori di giustizia un tempo vicini sia al clan Ascione che ai nemici dei Birra.
Ed è proprio da un “nemico” che viene fuori un ritratto agghiacciante di quella che è considerata la vera donna boss della malavita vesuviana.
Si tratta di Antonio Birra, fratello del boss Giovanni. Il collaboratore di giustizia – quando i carabinieri gli mostrano la foto della moglie di Raffaele ‘o luongo – non batte ciglio. «E’ Immacolata Adamo – ripete il super pentito della camorra di Ercolano in un verbale del 2016 – Posso affermare, senza timore di smentite che questa donna è stata un capo del clan Ascione».
Secondo Antonio Birra, però, la “vedova nera” della malavita avrebbe tenuto in mano le redini del clan anche prima che suo marito morisse in carcere nel 2004. «Ha diretto il clan sia quando suo marito era ancora vivo ma soffriva periodi di detenzione, si quando il marito è morto in carcere. Anche quando sono stato libero l’ultima volta, nel 2006, Adamo Assunta era la reggente del clan Ascione», le parole di Birra.
Accuse chiare che si sommano ai racconti degli alti pentiti. Verbali già finiti agli atti del processo che vede alla sbarra Immacolata Adamo assieme ad altri 20 imputati: tutti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, rapine e detenzione irregolare di armi.
Le parole di Birra – la cui attendibilità è però ancora oggetto di valutazioni (non è stato ancora condannato con le attenuanti riservate ai pentiti) – rischiano di aggravare la posizione della vedova nera, finita agli arresti dopo il blitz messo a segno dalla Dda nel luglio del 2016. Secondo il super pentito della camorra di Ercolano, Immacolata Adamo gestiva un vero e proprio esercito composto da sicari, pusher e affiliati. «Avevo contatti anche con personaggi che gravitavano nell’orbita di quella cosca camorristica che mi confermavano – le parole di Antonio Birra – che agivano in nome, per conto e su ordine e mandato della Adamo».