Scafati. Dirigenti intimoriti, disfunzioni in tutti i settori strategici dell’Amministrazione e collegamenti con la criminalità organizzata sin dalla prima consiliatura del sindaco Pasquale Aliberti. Sono solo alcuni dei punti sintetizzati dal Prefetto di Salerno, Salvatore Malfi nella relazione di 36 pagine inviata lo scorso 3 novembre al Ministro dell’Interno sulla scorta del lavoro investigativo effettuato dalla Commissione d’Accesso al Comune di Scafati e dell’inchiesta condotta dalla Procura Antimafia. Elementi che hanno portato allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione camorristica e al commissariamento di Palazzo Mayer per 18 mesi.
«Il complesso delle indagini, formalmente avviate nel 2012 dalle Forze di Polizia – si legge nella relazione -, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, volte a verificare il condizionamento, ad opera della criminalità organizzata, delle procedure di aggiudicazione di appalti del Comune di Scafati, ha fatto emergere aspetti di grave problematicità sull’andamento dell’amministrazione comunale e sui predetti collegamenti con la criminalità organizzata sin dalla prima consiliatura del sindaco».
Tanti gli episodi ricostruiti nella relazione del Prefetto di Salerno che, seppur contraddistinti da “omissis” (tutti i nomi non sono riportati), rendono l’idea del lavoro portato avanti dal pool di esperti durante la permanenza al Comune di Scafati. La Commissione d’Accesso ha provveduto ad effettuare verifiche sulle imprese appaltatrici e sui relativi titolari, legali rappresentanti, gestori e dipendenti. Ma anche a verbalizzare audizioni di funzionari, dirigenti comunali, amministratori locali e altri soggetti – a vario titolo – coinvolti nelle attività del Comune. Tra queste figurano le dichiarazioni rese il 9 settembre 2016 dal dirigente dell’Area economico-finanziaria in sede d’interrogatorio alla DDA.
«“Fui convocato presso l’ufficio della segretaria comunale… omissis, dove era presente quest’ultima, il sindaco …omissis… ed alcuni rappresentanti della …omissis… Nell’occasione mi fu detto chiaramente dalla segretaria comunale dr.ssa …omissis… che bisognava aiutare e dare una mano alla …omissis… e quindi io, nell’esercizio delle mie funzioni, dovevo evitare di rilevare nei bilanci della società tutte quelle voci che ne determinavano uno stato di difficoltà, in quanto se così non fosse stato la società non poteva più ricevere ulteriori proroghe e pertanto andava chiusa. Io mi attenni alle disposizioni ricevute perché mi sentivo intimorito dalle pressioni esercitate dalla dr.ssa …omissis… e dal sindaco …omissis… che, con le stesse modalità, mi hanno imposto anche l’erogazione di finanziamenti alla STU, in parte da quest’ultima restituiti”». Pressioni da parte del sindaco Pasquale Aliberti e della segretaria generale Imma Di Saia, denunciate anche in un’altra dichiarazione riportata nella relazione. «“Nel periodo di incarico dirigenziale le pressioni e le vessazioni del sindaco e del segretario generale si sono amplificate. Le finalità concernevano, in particolare, l’alleggerimento dei controlli che avrei dovuto esercitare sulle partecipate”».