«Per entrare nelle case con la gente dentro servono gli attributi». E’ una delle conversazioni tra i banditi catturate dai carabinieri e al centro dell’inchiesta sui furti a Massa Lubrense. Un dialogo in cui i malviventi sembrano quasi “vantarsi” della loro capacità di piombare in villini e appartamenti isolati. Refurtive di discreto valore, da 300 a 3mila euro a “spedizione”. L’elenco dei bottini è lungo: si va dalle borse griffate ai tablet, dagli elettrodomestici alle macchine. Passando anche liquori, vini, alcolici e cibo. Insomma, non si facevano mancare proprio nulla.
La gang scremava le varie ipotesi. Lo si capisce da un’altra conversazione. E’ una discussione in cui i ladri si confrontano sull’opportunità di rubare un’automobile di grossa cilindrata: «Se hanno il satellitare capiscono dov’è la macchina e se la vengono a prendere». E ancora: «Chi se l’è portata questa macchina, tu? Una l’ho portata io».
L’inchiesta è partita da un “cavallo di ritorno”. La banda rubò un’automobile e contattò la proprietaria per ottenere dei soldi. E formulò la richiesta per restituire la macchina: 4mila euro. I carabinieri si finsero parenti della donna e raggiunsero Caivano per avviare la trattativa e valutare la possibilità di riprendere la vettura. Un vero e proprio escamotage determinante che ha permesso ai militari di disarticolare la banda e scoprire la banda operativa della gang.
CRONACA
20 febbraio 2017
«Per entrare nelle case servono gli attributi». Così i banditi si vantavano dei colpi in penisola sorrentina