Scafati. La gestione degli appalti al Comune di Scafati rappresenta uno dei capitoli principali della corposa relazione stilata dal Prefetto di Salerno, Salvatore Malfi, e che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione camorristica. Un settore su cui sarebbero finite le mire anche dei clan casertani, in legame con la malavita scafatese. Rapporti documentati da numerose indagini portate avanti nel corso degli anni dalla magistratura Antimafia e che avrebbero avuto effetti anche sul tentativo di condizionare le procedure di gara al Comune di Scafati.
Diversi gli esempi riportati dal Prefetto di Salerno nelle sue 36 “pagine d’accusa”. Partendo da un passaggio, riferito ai legami tra i clan scafatesi e quelli casertani, riportato dal Presidente vicario della Corte di Appello di Salerno nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016. «“Nel comprensorio dell’Agro Nocerino-Sarnese risultano attivi i seguenti sodalizi criminali: clan Matrone, operante nella città di Scafati, impegnato in seguito alla cattura del capo, avvenuta nel 2012, nell’individuazione di una leadership allo scopo di continuare a gestire attività illecite quali usura, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti, nonché relativamente alla città di Scafati, ad intervenire nella gestione degli appalti pubblici facendo confluire interessi criminali ed economici, essendo stata riscontrata la partecipazione alle gare di ditte provenienti dall’area casertana, ricadente sotto l’influenza del clan omissis”»
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