Torre del Greco. Non ci saranno solo gli intrecci tra la Banca di Credito Popolare e gli armatori-vampiri della Deiulemar compagnia di navigazione sotto i riflettori dei giudici della Corte d’Appello di Roma, chiamati a scrivere la sentenza-bis per i responsabili del crac da 800 milioni di euro capace di inguaiare la bellezza di 13.000 famiglie di risparmiatori.
Alla vigilia del prossimo round in aula – in programma il primo marzo – spunta un elenco destinato a fare drizzare le antenne agli ex obbligazionisti della cosiddetta Parmalat del Mare. Un elenco in cui – insieme alla Bcp – compaiono ulteriori cinque istituti di credito, tutti a vario titolo “in affari” con la Deiulemar compagnia di navigazione: si tratta di Unicredit, Cariparma (oggi Crèdit Agricole, ndr), Monte dei Paschi di Siena e Banco di Napoli.
In tutto, sei colossi nazionali del risparmio pronti a intrecciare rapporti finanziari con gli armatori-vampiri dal 2005 al 2012: rapporti finanziari di cui – a partire dall’udienza successiva all’appuntamento del primo marzo – i direttori pro-tempore dei sei istituti di credito dovranno dare spiegazioni ai giudici della Corte d’Appello di Roma.
Una novità assoluta, considerato come la richiesta delle difese degli imputati di ascoltare i vertici delle sei banche – testimonianze potenzialmente decisive per ricostruire i flussi di denaro dalle tasche dei risparmiatori alle casse dell’ex banca privata di Torre del Greco fino ai conti correnti “regolarmente” aperti nei sei istituti di credito – fosse stata respinta da giudici della quarta sezione del tribunale di Roma. Dunque, in primavera potrebbero emergere ulteriori dettagli capaci di aprire nuovi scenari in una serie di rapporti sempre avvolti in un fitto alone di mistero.
twitter: @a_dortucci