Tutti garantisti. Ma a una condizione: che il sindaco Giuseppe Tito esca allo scoperto e chiarisca la sua versione, anche pubblicamente. Lo dicono i big della minoranza che gli danno battaglia in consiglio comunale. Lo invocano pure dalla tribuna grillina in penisola sorrentina che si ritrova un altro apostolo del Pd all’angolo.
L’inchiesta che sconvolge Meta è chiusa, restano da capire i margini di manovra verso l’udienza preliminare che si terrà tra qualche settimana. Ma la batosta è pesante, difficile da smaltire. Eppure, proprio a Meta, sempre nelle vesti di sindaco, c’è chi ha già subìto un tornado giudiziario che rischia di spezzare sogni politici e legami umani. E’ Bruno Antonelli, ex primo cittadino e ora consigliere di opposizione che, all’alba del 6 dicembre 2005, venne addirittura arrestato. L’accusa? Concussione nei confronti dei titolari di una rosticceria. Antonelli alla fine ne uscì pulito, assolto definitivamente, a chiusura di una bega durata sette anni. «Prima di tutto va data voce alla difesa – dice l’ex sindaco -. Nelle società civili si devono ascoltare entrambe le parti e un’accusa non può determinare scelte politiche e umane. A volte si fanno decisioni emotive. Ed è qui che, se da un lato c’è la forza della coscienza, dall’altra deve restare immutata l’etica. Io sapevo che ero innocente e ho tenuto botta nei momenti difficili. Certo, si possono commettere errori. Ma nella mia vicenda personale ho sempre conservato la forza di dare valore a parole dimenticate come onore e dignità. Cosa dico a Tito? Vengono giudicati i fatti, la giustizia c’è e vince sempre. Ne sono la dimostrazione. Se è innocente lo dimostrerà. Il sindaco deve avere fede, credere aiuta». Sotto inchiesta con Tito anche i funzionari comunali Rocco Borrelli, Paola De Maio e Rina Paolotti «alcuni dei quali – chiosa Antonelli – ho avuto modo di conoscere quando fui eletto. Sono sempre stati irreprensibili e corretti».
Stringato il commento di Antonella Viggiano, consigliere di minoranza che denunciò il mistero delle luminarie montate e rimosse con la gara d’appalto ancora in corso. Un caso che, secondo le fiamme gialle, vide Tito e il titolare dell’impresa Tecno service Aniello Donnarumma adoperarsi per aggiustare l’affidamento. «Dobbiamo aspettare che gli inquirenti facciano il loro lavoro e che la magistratura chiarisca tutto – spiega Viggiano -. Fiducia nei giudici. Aspettiamo cosa avverrà». Tito deve mollare? «Ognuno agisce secondo coscienza – risponde l’ex vicesindaco -. Presto per parlare di dimissioni. Siamo a ipotesi di reato».
Irrompe, dalla vicina di Piano di Sorrento, anche il consigliere del Movimento Cinque Stelle Salvatore Mare: «La giustizia faccia il suo corso e accerti la colpevolezza o l’innocenza degli indagati. I gravi capi d’accusa gettano tuttavia un’ombra sull’amministrazione e sono fonte di apprensione per la comunità. Attendiamo di sapere cosa decideranno il sindaco e il suo partito. Occorre fare luce su ciò che è accaduto e sulle responsabilità».
CRONACA
22 febbraio 2017
Tito-gate, a Meta tutti garantisti. Antonelli: “Io, arrestato e assolto”. Viggiano frena le dimissioni: “Sono ipotesi, si agisca di coscienza”