L’Atalanta appartiene già al passato. Perché, per dirla negli stessi termini di Massimiliano Allegri, «chi si ferma è perduto».
Napoli subito in campo ieri a Castel Volturno, dove Sarri ha strigliato i suoi uomini, adesso che il ciclo di fuoco entra nel vivo. Domani la Juventus in Coppa Italia, sabato la Roma per la sfida che vale il secondo posto, il 7 marzo l’evento segnato in rosso, ovvero il match da dentro o fuori contro il Real Madrid in Champions. Fermarsi adesso significherebbe mandare all’aria un’intera stagione e proprio sul più bello, ora che la truppa napoletana deve dimostrare di aver raggiunto quella famosa maturità di cui si parla ormai da anni e che nel biennio dell’ex Benitez è venuta meno nel momento del bisogno.
Poche parole da parte dell’allenatore toscano sui campi di Castel Volturno, dove ha illustrato agli azzurri tutti gli errori commessi contro l’Atalanta, così come fa di consueto all’indomani delle partite giocate. Ha vestito quasi i panni dello psicologo, cercando di capire i motivi dietro il crollo dei suoi uomini, che al San Paolo contro i bergamaschi non sono quasi mai entrati in partita. L’allenatore ha parlato particolarmente con i senatori. Da Reina ad Albiol, passando per Callejon e Hamsik, Sarri ha chiesto ai suoi di non ripetere più i pasticci commessi contro l’Atalanta, soprattutto adesso che ad attenderli c’è una settimana di fuoco e dove errori come quelli di sabato potrebbero costare davvero caro. L’ex Empoli ha provato a comprendere cosa passi nella testa degli azzurri, che contro l’Atalanta sono apparsi sulle gambe, troppo abulici in mezzo al campo. A venire meno sono stati soprattutto i senatori: Hamsik è apparso sottotono, così come Mertens in attacco, ovvero gli uomini che in questa stagione si sono dimostrati capaci di poter estrarre il coniglio dal cilindro nel momento del bisogno. Contro l’Atalanta, però, qualcosa è andato storto. Lo stesso Sarri, appoggiato dal pubblico del San Paolo, che s’è ancora schierato dalla sua parte con cori contro De Laurentiis, è finito in parte sul banco degli imputati. Alla base delle critiche mosse al toscano c’è ancora la questione del turnover: Sarri è accusato di non saper gestire la rosa, troppo ostinato nel schierare sempre il solito undici titolare. In molti si aspettavano una maggiore rotazione a centrocampo, magari con l’inserimento di uno tra Rog e Giaccherini. Lo stesso Callejon, perno dello scacchiere napoletano, ha forse disputato la peggiore partita da quando è all’ombra del Vesuvio, poco cinico sotto porta e mai lucido nelle manovre.
Tradotto significa che adesso a gongolare è De Laurentiis che, dopo la sconfitta col Real Madrid in Champions, aveva rimproverato Sarri – e nemmeno troppo velatamente – di schierare in campo sempre i soliti calciatori nonostante i vari acquisti estivi. A non convincere è stata soprattutto la scelta del toscano di affidarsi al tridente leggero contro una squadra, come quella dell’Atalanta, più fisica rispetto al Napoli. Spesso il trio composto da Callejon-Mertens-Insigne è andato a vuoto contro il muro alzato dai bergamaschi. E chissà se a Torino Sarri deciderà di cambiare contro la difesa di ferro della Juventus. Magari si affiderà a Pavoletti al centro del tridente, così da tentare anche la giocata lunga. Di sicuro, si attende dai suoi una risposta. Una risposta che contro la Juventus avrebbe il sapore di vendetta dopo il ko dell’andata firmato Higuain.