Il Wwf chiede al Comune di Meta di annullare il permesso rilasciato per la realizzazione di due autorimesse per complessivi 47 box in un fondo di corso Italia. Tra i comproprietari della società SO.GE.PA. srl, che è titolare del terreno, c’è anche Pasquale Cacace, vicesindaco con delega al corso pubblico. Motivo? Secondo gli ambientalisti il progetto non rispetta il Put. In caso di mancato annullamento delle autorizzazioni, non si esclude che il Wwf possa produrre un esposto. Gli ambientalisti hanno prodotto una nota girata anche al sindaco Giuseppe Tito.
E’ la nuova patata bollente che fa risalire la tensione dopo una settimana di putiferio per l’inchiesta Tito-gate che vede primo cittadino Pd, alcuni funzionari comunali e imprenditori indagati con accuse pesantissime. Tra queste, per Tito, spunta la corruzione per una mazzetta che, per Procura e fiamme gialle, il sindaco – nel 2012 – intascò per la gestione dei parcheggi.
Si apre un altro fronte. Il presidente della sezione locale dell’associazione, Claudio d’Esposito, punge. Un nuovo “avvertimento” giunge in Comune dopo quello dello scorso 2 febbraio quando il Wwf presentò la richiesta per l’accesso agli atti, ma si vide negare le carte. Dopo qualche giorno a d’Esposito furono fatti visione gli atti sul parcheggio da realizzare nel fondo di SO.GE.PA. a ridosso di corso Italia.
Nella ricostruzione che il Wwf propone all’attenzione di Tito, Savarese e del segretario Deborah De Riso, d’Esposito snocciola i motivi per i quali a suo avviso il cantiere non va aperto. «I lavori comporteranno la distruzione di un fondo agricolo di circa 1500 metri quadrati con la presenza di residui alberi di agrumi in ambito urbano – è la premessa del Wwf -. Da una prima analisi degli atti progettuali gli interventi urbanistici autorizzati appaiono in contrasto con la destinazione d’uso dell’area così come inquadrata nel Prg del Comune di Meta. Gli interventi si andranno a realizzare in zona territoriale 4 del Put, ovvero di riqualificazione insediativa e ambientale di primo grado e, in ambito del Prg, nella zona territoriale E, inquadrata come “agricola” nella quale, a ben leggere i dettami della legge regionale 35/87 (l’approvazione del Put, ndr), non è concessa la facoltà impropriamente inserita nel Prg di Meta che, alla lettera “f”, prevede “infrastrutture di mobilità: percorsi pedonali, percorsi ciclabili, percorsi carrabili, parcheggi”. In sintesi: chiarito che il Put vigente ha valenza paesaggistica, una volta individuata la zonazione del Prg coerentemente alle prescrizioni del Put, non è più possibile derogare alle disposizioni del Prg. In particolare è la deroga paesaggistica a non essere consentita. Nel caso in discussione i box autorizzati ricadono in zona 4 del Put e in zona E del Prg, ovvero in zona individuata come “agricola”. Tale sotto-destinazione deve necessariamente essere rispettata ai sensi del Put. L’eventuale deroga alla zonazione del Prg dovrà, necessariamente, seguire l’iter e la procedura di variante al Put che la legge impone. Desta perplessità che negli elaborati progettuali dei privati non si faccia mai esplicita menzione alla conformità al Put e, nelle stesse relazioni tecniche prodotte, tra gli allegati dell’inquadramento territoriale, non è presente la pagina del Put che riguarda la zona “E” dove si chiarisce cosa sia possibile o meno fare. Balza agli occhi il fatto che i permessi sono rilasciati alla condizione speciale che vengano perfettamente osservate le disposizioni di cui alla legge 35/87. Tale condizione speciale di fatto non appare osservata».
Da qui l’invito ad annullare le autorizzazioni. «Evidente illegittimità dei permessi rilasciati per la realizzazione di box privati in quanto contrastanti con il Put che a tutti gli effetti ha valenza paesaggistica e per tale motivo prevale sulle disposizioni del Prg».
CRONACA
28 febbraio 2017
Tito-gate, nuova patata bollente a Meta: Wwf contro i box auto nel giardino del vicesindaco