Roberto Fiore è stato il presidente di tutti. Dei tifosi e dei calciatori. Non c’è nessun giocatore che non lo ricordi per il suo entusiasmo contagioso e per la passione con cui viveva la squadra. Perché Roberto Fiore è stato un gentiluomo, un sanguigno come lo sono stati i vari Costantino Rozzi e Romeo Anconetani. C’è chi come Ciro Raimondo ha avuto la fortuna di essere stato calciatore di Fiore e poi direttore sportivo nella Juve Stabia. “Ho avuto modo di apprezzare l’uomo soprattutto quando sono stato direttore sportivo a Castellammare – racconta Raimondo – Ricordo che prendemmo Vives dal Sant’Anastasia che era giovanissimo. Inizialmente, Cucchi non lo faceva giocare e io dovevo fare da mediatore tra il presidente Fiore e l’allenatore. Quante trasferte abbiamo fatto insieme quell’anno”.
Ciro Raimondo in campo era il classico libero quando c’erano ancora le marcature a uomo. Difensore elegante, col vizio del gol, che si lascia andare a degli aneddoti del suo periodo nella Juve Stabia. “All’epoca forse eravamo l’unica squadra che prendeva i premi – dice Raimondo – Ricordo che Nino Musella passava da lui e poi ogni martedì portava i soldi nello spogliatoio. Roberto Fiore ha sempre mantenuto le sue promesse”. L’ex giocatore delle Vespe, inoltre, svela anche come è arrivato alla Juve Stabia nel 1992. “Il mio nome a Fiore lo suggerì Montesano, che era stato il mio direttore sportivo a Giugliano. Fiore voleva giocare col libero e Montesano gli portò alcune videocassette di alcune partite mie”.
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1 marzo 2017
Addio a Fiore. Raimondo: “Unico all’epoca a dare premi alla squadra, un galantuomo”