Meta. In Procura arriva un’informativa dal contenuto a dir poco inquietante. Si parla apertamente di un giro di tangenti «per politici» per la gestione del parcheggio del molo di Meta. Fiocca anche una denuncia molto dettagliata. E’ quella di un dipendente della cooperativa finita sotto la luce dei riflettori, la San Michele, che offre agli investigatori gli elementi giusti per scendere in campo e centrare il bersaglio grosso. Sino a giungere all’ora x: quella della chiusura del cerchio e le richieste di misure cautelari.
Documenti e intrecci. E’ una serie di documenti contabili, una sorta di “brogliaccio” come lo definisce anche il sostituto procuratore Silvio Pavia, a fare la differenza. Queste carte, per la Procura di Torre Annunziata, confermano sostanzialmente che l’imprenditore Antonino Staiano è il reale amministratore di fatto della coop e che si occupa anche di un’altra cooperativa, la Cia, e altre società di trasporto tra cui la Amps. Quest’ultima, per l’anno scolastico 2014/2015, otterrà il servizio di trasporto scolastico. Tra i documenti c’è anche una traccia dei 2mila 500 euro che, come contestato da fiamme gialle e Procura, vennero versati per sei mesi a Tito. Le carte vengono scoperte e acquisite durante una perquisizione nei confronti di Staiano. «Gli accordi corruttivi – evidenzia il sostituto procuratore Pavia nell’appello al Riesame notificato di recente anche all’imprenditore – hanno permesso di indirizzare gli affidamenti sempre ed esclusivamente alle ditte gestite da Staiano al fine di continuare le dazioni illecite di tangenti».
«Tante menzogne». C’è molto di più. Spunta anche un fatto precedente alla chiusura delle indagini. E’ quello che vede Staiano ascoltato dalla polizia giudiziaria. «Menzogne riferite in merito ai fatti accaduti nonché ad ammettere che le cifre riportare sul “brogliaccio” fossero riferite ad illecite dazioni di tangenti a politici». Ciò per la Procura di Torre Annunziata aggrava e non poco la posizione dello stesso imprenditore di Piano di Sorrento su cui adesso pende – così come per Tito – la richiesta di applicazione degli arresti domiciliari con la parola ora al Tribunale del Riesame di Napoli che si dovrà esprimere nelle prossime settimane sull’eventuale esigenza di misure.
Le intercettazioni. Non potevano mancare dialoghi catturati dagli 007 mentre gli indagati parlano liberamente al telefono. Stando a quel che è stato ricostruito dalla Procura di Torre Annunziata, è proprio al cellulare che Tito e Staiano limano i rapporti che, come contesta il sostituto procuratore Pavia, vengono oliati dalle mazzette. Non finisce qui. Perché a detta degli inquirenti, le intese anche personali tra gli indagati rappresentano certezze su cui allestire nuovi rapporti dal tenore borderline. Addirittura, nel ricorso presentato al Tribunale del Riesame di Napoli, viene snocciolato anche un ulteriore elemento “aggiuntivo” sul tavolo dei giudici della libertà. «Le intercettazioni telefoniche hanno permesso di attestare l’evidente ancora immutato interesse a stringere accordi corruttivi con Tito anche per il futuro con la richiesta di ampliare l’oggetto sociale della sua società Amps anche per la futura gestione dei parcheggi pubblici».