«Soggiogato dal potere del sindaco Giuseppe Tito». Viene definito così Rocco Borrelli, comandante della polizia municipale di Meta, nell’appello che la Procura di Torre Annunziata nei giorni scorsi ha depositato al Tribunale del Riesame di Napoli. Si tratta di un atto che scotta in cui vengono chiesti gli arresti domiciliari per il primo cittadino del Pd. Un vero e proprio quadro a tinte fosche quello dipinto dal sostituto procuratore Silvio Pavia che ai giudici della libertà invoca anche altre misure cautelari, nel dettaglio il divieto di dimora, proprio per il capo dei vigili urbani e il “re” degli addobbi natalizi Aniello Donnarumma, mentre l’incubo dei domiciliari pende anche sul capo di Antonino Staiano, l’imprenditore riconducibile alla società Amps (appalto scuolabus) e alla cooperativa San Michele (appalto parcheggi).
Borrelli non risponde di ipotesi di corruzione. E’ sotto accusa per il caso dell’informativa, firmata con Tito, che la Procura ritiene macchiata di falso per lo smontaggio delle luminarie natalizie. E risponde anche di peculato, per i 730 euro impegnati dal Comune di Meta per riparare i fili della corrente elettrica tranciati durante le operazioni di rimozione degli addobbi. La Procura di Torre Annunziata, che ha coordinato le indagini condotte dalla tenenza della guardia di finanza di Massa Lubrense, tratteggia il legame tra Tito e Borrelli con toni molto pesanti. A proposito di Borrelli, scrive nell’appello al Riesame il pm Pavia, «il suo assoggettamento a Tito lo ha indotto a permettere che negli anni dal 2011 al 2015, gli affidamenti dei parcheggi pubblici delle zone balneari di Meta andassero sempre a favore di cooperative gestite da Staiano» e Carmela Izzo, dipendente della San Michele. La svolta, a detta della Procura, arriva quando alcuni mesi fa fu notificato un avviso di garanzia a Borrelli, ciò «ha chiarito definitivamente il ruolo da questi rivestito anche all’epoca degli affidamenti del 2012». Cioè in quell’anno che, a detta della Procura, vede Tito – nella qualità di assessore con delega al corso pubblico – intascare mazzette mensili per la somma di 2mila 500 euro dal business parcheggi. In tal senso, quando gli indagati avvertono il rischio di finire nei guai, il comandante della polizia municipale di Meta «ha preteso una difesa legale gratuita da Tito considerandolo lui l’artefice dei suoi problemi legali». Nel ricorso contro Borrelli, contro il comandante dei vigili urbani, la Procura ascrive al funzionario «l’aver permesso a Staiano di unire i suoi interessi privati di Ncc (noleggio con conducente, ndr) con quelli del servizio di autolinea interna». E questo, accompagnato da altre vicende sotto la luce dei riflettori, «hanno dimostrato» come Borrelli, nella ricostruzione della Procura, «sia ormai soggiogato dal potere di Tito e si pieghi alle sue volontà».
Sotto la luce dei riflettori anche il groviglio sospetto sulle luminarie installate per il Natale 2014 mentre la gara d’appalto ancora deve concludersi. «Ciò ha enfatizzato ulteriormente la pericolosità di Borrelli che, nonostante pubblico ufficiale ed ufficiale di polizia giudiziaria, avendo avuto notizia di una condotta di reato che aveva visto implicato anche il sindaco, al fine di tutelare questi, ha posto in essere una serie di azioni omissive, tra cui quella più grave di redigere e trasmettere un’informativa a carico di ignoti salvaguardando anche l’imprenditore Donnarumma che, anzi, ha portato indisturbato a termine la sua progettata idea di installazione di luminarie natalizie a Meta» chiosa la Procura oplontina.
CRONACA
5 marzo 2017
Tito-gate, i legami pericolosi tra il sindaco di Meta e il comandante dei vigili: «Borrelli incolpò il leader Pd»