Torre del Greco. Il provvedimento, a oggi, resta “congelato” in commissione consiliare. Ma, alla riapertura di palazzo Baronale, si annunciano nuovi colpi di scena relativamente all’inserimento degli ex Molini Meridionali Marzoli all’interno dei beni alienabili del Comune.
Perché durante il faccia a faccia voluto dall’opposizione con Domenico Borriello – responsabile del settore patrimonio dell’ente di largo Plebiscito – sono emersi alcuni dettagli capaci di allungare ulteriori ombre sulla scelta sponsorizzata in primis dal sindaco Ciro Borriello. Come sottolineato dal funzionario comunale, gli undici immobili destinati eventualmente alla vendita si trovano tutti affacciati sulla passeggiata porto-scala.
Per raggiungere i fabbricati del simbolo di Torre del Greco, dunque, l’unica via d’accesso al momento percorribile sarebbe il piazzale recentemente ristrutturato con i fondi europei: impossibile, quindi, garantire a un eventuale acquirente l’utilizzo del passaggio “vincolato” ai finanziamenti europei per cinque anni. Una circostanza immediatamente rilevata dall’avvocato Michele Polese, pronto a sottolineare come – in mancanza di un elicottero – ai nuovi proprietari del complesso di mattoni rossi sarebbe impossibile raggiungere gli 11 immobile in modo legittimo. «Senza dimenticare come, a ridosso della dell’edificio in cui oggi trovano spazio gli uffici del Suap, si trovi la torre ristrutturata sempre grazie ai fondi europei», l’osservazione dell’esponente del Pd in consiglio comunali.
Un’intricata matassa in cui si inserisce, a complicare ulteriormente lo scenario, l’avviso pubblico promosso dall’amministrazione comunale per l’assegnazione a uso gratuito della cosiddetta Stecca – l’immobile situato sempre all’interno degli ex Molini Meridionali Marzoli, a ridosso di via Calastro – per la valorizzazione delle attività artigianali locali a fronte della presentazione di una proposta progettuale per l’utilizzo dei locali.
La concessione sarà a titolo gratuito per la durata di 5 anni, proprio l’età del vincolo previsto per i lavori realizzati con i fondi Ue. Materiale destinato a scatenare nuove polemiche per provare a “salvare” il simbolo della città.