Basta fughe all’estero per la cura dell’epatite C dei casi considerati meno “gravi”: stabiliti i nuovi criteri di trattamento in Italia. Inclusi nel protocollo altre 4 casistiche che aprono le porte ai tanti malati che, nonostante affetti da patologia epatica, non erano riusciti ad accedere alle cure. Perché? Per non rientrare nell’elenco che ne ha stabilito per lungo tempo l’accesso ai farmaci soltanto per i casi “gravi” di epatite C. Una rivoluzione che dopo una lunga battaglia dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, riesce a riportare l’equilibrio per i diritti alle cure di tutti. A prepararsi alla nuova ondata di pazienti è il reparto di Epatologia dell’ospedale di Gragnano, da anni ritenuto tra le eccellenze per il trattamento delle malattie del fegato. Diretto dallo specialista Carmine Coppola, sarà potenziato nel breve tempo anche con l’arrivo di operatori sanitari a supporto al reparto del secondo piano del presidio ospedaliero. «Ci si prepara a un tavolo tecnico per dar vita a una rete epatologica aziendale coordinata dall’ospedale capofila di Gragnano. Una buona politica da vita a progetti coerenti a vantaggio dei pazienti – esulta Alfonso Longobardi, consigliere e vicepresidente della commissione Bilancio in Regione – Una mission in cui abbiamo creduto fin dall’inizio. Anche quando con una delibera dello scorso anno abbiamo sbloccato 25 milioni circa di farmaci salvavita per fornire le farmacie dell’ospedale Santa Maria di Casa Scola. Un obiettivo importante che significa una mobilità attiva e blocca i viaggi della speranza all’estero. Gli italiani – continua il consigliere regionale Alfonso Longobardi – hanno il diritto di accedere alle cure nel loro Paese, tutti nessuno escluso. Il reparto Epatologia, coordinato magistralmente dallo specialista Carmine Coppola, è preposto a diventare la prima eccellenza della Campania». Una realtà che si concretizzerà entro la metà di aprile prossimo, trascorsi i 15 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Entreranno nel programma nazionale di eradicazione epatite di tipo C i casi di: epatite cronica con fibrosi e con comorbilità a rischio di progressione del danno epatico (coinfezione HBV; coinfezione HIV; malattie croniche di fegato non virali; emaglobinopatie e coagulopatie congenite; diabete mellito in trattamento farmacologico; obesità). Epatite cronica o cirrosi epatica in pazienti con insufficienza renale cronica in trattamento emodialitico. Pazienti con fallimento terapeutico e operatori sanitari infetti.
Un accesso ai farmaci, dunque, per malati che fino a oggi facevano parte di una categoria rimasta fuori dal protocollo, in attesa di una patologia che avanzasse fino a essere considerata “grave” e quindi curabile. Un paradosso che ha dirottato gli affetti da epatite C in stato lieve all’estero, per evitare un esborso importante per l’acquisto privato dei farmaci salvavita, diversamente gratuiti per i casi “gravi”.
Dai 2mila ai 3mila euro le spese per recarsi a Hyderabad, India, e soggiornare per tre giorni in hotel di lusso, incluse le visite specialistiche. Prezzo a parte per i medicinali di ultima generazione per la cura dell’epatite C, con un costo contenuto. E’ in India, infatti, che Gilead casa farmaceutica americana (in possesso del brevetto di Sovaldi e Harvoni, i due farmaci innovativi), aveva concesso in licenza la possibilità di produrre farmaci generici del tutto equivalenti all’originale a costi decisamente più bassi: 400 euro circa per 4 settimane di trattamento.
CRONACA
20 marzo 2017
Epatite C, nuovo protocollo. Tutti i casi curabili all’ospedale di Gragnano