Tornano tutti a casa i ragazzi del branco di Pimonte che l’anno scorso stuprarono in più occasioni una ragazzina 15enne sotto la minaccia di diffondere i filmati hard di alcuni incontri avvenuti tra le capanne dove ogni anno viene allestito il presepe vivente. Lasceranno le comunità in cui sono ospiti dallo scorso luglio ma dovranno seguire per un anno e mezzo un serrato programma di riabilitazione articolato in attività scolastica o lavorativa, a seconda dei casi, sport e volontariato sociale. Per qualcuno che non si è ancora reso pienamente conto della gravità di quanto accaduto è stato disposto anche un percorso psicologico. Tutti non dovranno avere contatti con la vittima delle violenze. Lo ha stabilito il gup del Tribunale dei Minori di Napoli che ha accolto la richiesta di messa in prova avanzata dagli avvocati degli 11 imputati (nel collegio difensivo sono impegnati i penalisti Roberto Attanasio, Antonio de Martino, Alfonso Piscino, Franco Attanasio, Umberto D’Apice, Salvatore Mosca).
Il pm aveva chiesto un periodo di messa in prova più lungo: due anni. All’udienza ha assistito la madre della vittima delle violenze, assistita dall’avvocato Maria Pia Di Maio. La ragazzina ha preferito, invece, non essere in aula.
Il termine della messa in prova è fissato all’8 ottobre 2018 quando gli 11 ragazzi, tutti minorenni all’epoca dei fatti, torneranno davanti al giudice per valutare l’esito del percorso predisposto dagli assistenti sociali del Tribunale per i Minori. Se durante questi 18 mesi un imputato dovesse violare gli obblighi cui è sottoposto, la messa in prova salterà e si andrà a un processo immediato.
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