«Siamo d’accordo che la pedofilia sia un crimine?». Lancia questo quesito-provocazione don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter, a margine della presentazione del report 2016. Da oltre 25 anni in trincea nella lotta contro la pedofilia e la pedopornografia, nel 2005 don Di Noto fu chiamato a celebrare a Roccarainola i funerali del piccolo Silvestro Delle Cave, vittima di orchi, i cui resti furono ritrovati in una valigia dopo anni dalla scomparsa.
In che senso la pedofilia è un crimine? C’è ancora bisogno di puntualizzazioni?
«Sì. Ed è importante non confondere la pedofilia (come malattia psichiatrica) e la capacità di intendere e di volere: nel 99,9% dei casi le condotte pedofile sono lucide e quindi perseguibili penalmente».
Cosa incrementa il fenomeno?
«L’indifferenza e la cultura economica che quantifica in denaro tutto ciò che è mercificabile, amplificata globalmente dalla pedopornografia online e sostenuta da molteplici movimenti pro-pedofili, che giustificano questa devianza ritenendola come un orientamento sessuale che la società dovrebbe accettare socialmente, politicamente, culturalmente e religiosamente».
Come si combatte?
«Parlandone, che significa prevenire, svelare i silenzi, aiutare le vittime e, per quanto possa sembrare strano, anche i carnefici. I bambini abusati vengono definiti da adulti “sopravvissuti”: termine riduttivo che dimentica come una parte di loro sia morta già. La pedofilia è una nuova forma di schiavitù, un crimine che richiede un intervento globale e un cambiamento radicale del punto di vista di tutti di fronte a questa tragedia».