Torre del Greco. Una corsa contro il tempo per scongiurare il rischio svalutazione per gli immobili dell’impero Deiulemar compagnia di navigazione e fare cassa con il “mattone” costruito con i soldi dell’ex colosso armatoriale. Sono i capisaldi del programma di liquidazione presentato dalla curatela fallimentare dell’ex banca privata di Torre del Greco, destinati a finire all’attenzione del giudice delegato al fallimento Massimo Palescandolo del tribunale di Torre Annunziata.
Le premesse
C’è una principale considerazione alla base dell’iniziativa promossa dalla triade nominata a ottobre del 2016: la mancata vendita di qualsiasi immobile acquisito all’attivo fallimentare. Un “lusso” insopportabile per chi, al contrario, avrebbe bisogno di monetizzare al massimo il patrimonio della cosiddetta “Parmalat del Mare”. Quindi, la decisione di mettere nero su bianco l’elenco dei cespiti già pronti a essere messi su mercato: accanto alla nota sede di via Tironi e all’albergo di via Cesare Battisti – il cui valore è stato stimato in 16,5 milioni – compaiono vari immobili in palazzine per uffici e il complesso “Sporting Poseidon” al confine tra Ercolano e Torre del Greco. Pronti alla vendita, inoltre, un capannone industriale valutato 950.000 euro e un capannone Inps da 1,3 milioni.
Il rischio svalutazione
A convincere la curatela fallimentare della necessità di procedere in tempi brevi alla vendita dei beni immobili già disponibili il rischio di svalutazione delle proprietà rimaste – in larga parte – abbandonate. Basti pensare al “fortino” di via Tironi, ex sede di rappresentanza della Deiulemar compagnia di navigazione. Nel giugno 2013 la villa Ciliberti fu quotata 3.040.000 euro, mentre oggi – a tre anni e mezzo di distanza – la valutazione è scesa a 2.740.000 euro. In pratica, a causa dei danni provocati dal tempo, sono già stati “persi” circa 300.000 euro. Un pericolo da cui, al momento, si sono “salvati” i restanti beni immobili della Deiulemar compagnia di navigazione: di qui, la decisione della curatela fallimentare di accelerare le procedure per portare a casa il tesoretto complessivo di 22 milioni di euro e spiccioli.
Il nodo Sporting Poseidon
In un quadro sufficientemente cristallizzato, non manca una macchia destinata a rallentare la corsa della curatela fallimentare. In fondo alla lista di beni immobili pronti per essere venduti a eventuali acquirenti, infatti, compare il complesso “Sporting Poseidon” di via Benedetto Cozzolino a Ercolano: il moderno centro sportivo – attualmente concesso in locazione e frequentato ogni giorno da centinaia di atleti – non è mai stato valutato dai precedenti curatori fallimentari e, conseguentemente, non c’è un valore di partenza dell’immobile. «Dunque, per il complesso Sporting Poseidon – precisa la nuova triade composta da Alfonso Iovane, Vincenzo Di Paolo e Paola Mazza – si rende necessaria la predisposizione di una perizia tecnica di stima del valore commerciale del bene per intero da alienare e/o la verifica della fattibilità di frazionamento e della stima autonoma delle singole unità».
I tempi
La procedura per il complesso Sporting Poseidon potrebbe richiedere tempi lunghi per arrivare al “closing”. Per i restanti beni immobili catalogati dalla curatela fallimentare, invece, i soldi potrebbero arrivare a stretto giro. In caso di approvazione del giudice delegato al fallimento Massimo Palescandolo del tribunale di Torre Annunziata al programma di liquidazione «si stima che l’attuazione del piano di vendita dei beni immobili dell’attivo del fallimento – scrive la triade di curatori – si possa realizzare per buona parte dei cespiti in un intervallo temporale non superiore ai due anni». Facendo due rapidi conti, dunque, entro il 2019 potrebbe arrivare – in caso di trattative in linea con le attuali valutazioni – un ulteriore 2,5% nelle tasche di ogni risparmiatore travolto dal “grande crac” all’ombra del Vesuvio.
twitter: @a_dortucci