Dietro il maxi-sequestro di Scafati c’è senza dubbio la mano dei clan. L’attività investigativa, viste le origini dei corrieri e la “meta” del mercato dei fiori di Pompei, si sarebbe subito spinta a persone vicine al gruppo dei Ceserano. Una traccia, quella seguita dagli inquirenti, che non esclude altre, come la possibile azione della criminalità scafatese, l’ingerenza dei clan di Torre Annunziata o addirittura la collaborazione fra diversi cartelli per inondare il mercato della cocaina nella terra di confine fra le province di Salerno e Napoli.
La droga
Il drop test effettuato dai finanzieri di Scafati non ha lasciato dubbi: la cartina utilizzata per la verifica chimica si è subito colorata di blu, segnalando la presenza di cocaina. Purissima, a tal punto che i cristalli potevano essere tagliati fino a quattro volte. Il carico destinato al mercato dei fiori di Pompei, dunque, poteva “trasformarsi” in circa 60 chilogrammi di sostanza stupefacente. Dal valore stellare. Lo spaccio al dettaglio della cocaina sequestrata, infatti, avrebbe fruttato un giro d’affari superiore ai 4 milioni di euro.