Ercolano. Un patto tra chiesa, associazioni e cittadini per chiedere l’intervento dell’esercito nella terra dei fuochi vesuviana. Una “santa alleanza” per far conoscere al mondo l’inferno dei roghi tossici e delle discariche che puzzano di camorra.
E’ il senso della petizione-denuncia promossa da decine di parroci dell’area vesuviana (da Ercolano a Portici, passando per San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma) indirizzata, tra gli altri, al ministro all’ambiente, Gianluca Galletti. Obiettivo: accendere i riflettori sull’emergenza ambientale che da qualche anno ha travolto le falde del vulcano.
Un’iniziativa “benedetta” – nei giorni scorsi – dal cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe che ha dato mandato a padre Marco Ricci – il sacerdote anti-veleni di Ercolano che grazie alle confessioni dei suoi fedeli ha fatto scoprire una discarica di rifiuti tossici – di proseguire nella battaglia in difesa della “madre terra”. La petizione è stata presentata – proprio da Marco Ricci – durante la messa di domenica mattina alla chiesa di San Vito, il rione della zona alta di Ercolano diventato il simbolo dell’eco-disastro: tra boom di tumori e sversamenti selvaggi. «Basta silenzi, denunciate. Uscite allo scoperto per il bene vostro e di questa terra».
Il documento sottoposto all’attenzione dei cittadini – atto realizzato con la collaborazione delle associazioni “Giovani per il Territorio” e “Sepofa” e del comitato “Salute Ambiente Vesuvio” – è un “papello” di due pagine che ripercorre la storia recente della nuova “terra dei fuochi”. Le richieste presentate al Ministro Galletti – ma anche al Prefetto di Napoli, al presidente della Regione Campania e al presidente dell’Ente Parco Vesuvio – sono in tutto 5. La proposta principale riguarda «l’immediato e urgente» intervento «dell’esercito a presidio di questa area». Un’area vastissima – quella indicata dalla petizione – che va dalla periferia di Torre del Greco fino a San Sebastiano al Vesuvio passando per Ercolano. Il triangolo della morte e dei roghi tossici include via Montedoro, via Monti di Resina e via Castelluccio: a due passi dalla discarica di rifiuti scoperta dalla Procura di Napoli – lo scorso anno – grazie alle dichiarazioni del killer-pentito, Ciro Gaudino, ex sicario del clan Ascione-Papale.
«In questa terra – si legge nella petizione – si vive in una situazione di degrado assoluta. La pratica dell’incendio dei rifiuti arreca danni alla terra e ai cittadini, sui quali incombe l’aria mefitica dei fumi tossici».
Per frenare il dramma dei roghi e degli sversamenti selvaggi i cittadini che hanno già sottoscritto la petizione chiedono però anche altri impegni. A cominciare dalla realizzazione di un impianto di videosorveglianza e la riqualificazione di alcune strade lastricate di rifiuti come via Castelluccio: la terrazza sul golfo di Napoli dove la “monnezza” è diventata ormai parte del paesaggio. Poi ancora il ripristino della viabilità di via Focone e soprattutto la richiesta più pressante: «la bonifica di tutti i siti contaminati con il ripristino dei luoghi, evitando – chiarisce il documento – l’attuarsi di eventuali conflitti d’interesse».