Pompei. La svolta era attesa da mesi. Il Comune di Pompei deve dotarsi di un piano di protezione civile aggiornato. La tirata d’orecchi arrivata dal governatore campano Vincenzo De Luca che annoverò la città degli Scavi tra quelle inadempienti sotto il profilo dell’aggiornamento, portò all’annuncio nello scorso mese di gennaio dell’avvio delle procedure. Ma solo la scorsa settimana sono state effettivamente avviate le riunioni operative per dare finalmente il via alla pianificazione d’emergenza.
Il piano
Come spiegato sul sito del dipartimento nazionale di protezione civile, «un piano di emergenza è l’insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio». Non solo rischio Vesuvio, quindi ma anche terremoti, allagamenti e altri eventi calamitosi. Si tratta di uno strumento fondamentale che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio.
Il caso Pompei
Destò molto scalpore, mesi fa, l’assenza di un piano di protezione civile nel comune di Pompei distrutto dalla foga del Vesuvio nel 79 d.C. Eppure nel 2014 l’ente di Palazzo de Fusco fu tra quelli ammessi ai finanziamenti regionali. 15 milioni di euro per dotare i comuni di piani aggiornati e soprattutto, per la diffusione degli stessi piani alla popolazione. Ma ritardi e rinvii si sono accumulati negli anni. I fondi, circa 80mila euro, sono sfumati e il risultato è che a Pompei ancora oggi non esiste un piano per la gestione delle emergenze.
Gli step
Lo scorso gennaio fu il prefetto Donato Cafagna a prendere in mano la situazione, affidando l’incarico al comando dei vigili del fuoco di Napoli attraverso una convenzione approvata dal ministero dell’Interno. La settimana scorsa alcuni rappresentanti dei vigili del fuoco sono arrivati a Pompei per avviare le riunioni operative. Con loro il vicecomandante della polizia municipale, il capitano Ferdinando Fontanella. A lavoro anche ingegneri, architetti e geologi per mappare le criticità del territorio. Nel frattempo, sembra che in Regione Campania sia allo studio la possibilità di attivare nuovi finanziamenti per i comuni “ritardatari”.
La popolazione
È assetata di informazioni e sarà poi protagonista della fase informativa, immediatamente successiva all’aggiornamento del piano. L’ex commissario prefettizio indicò quale area di attesa in caso di emergenza Piazza Falcone e Borsellino, solo un primo step cui ora dovrebbe seguire l’effettiva realizzazione del piano che manca dal 1992.