Ercolano. Potrebbero avere i giorni contati i 18 indagati finiti al centro dell’ultima maxi-inchiesta sul sistema racket a Ercolano. Nei prossimi giorni, infatti, la Cassazione è chiamata a valutare la pioggia di ricorsi arrivati dalla città degli scavi. Il verdetto – destinato in ogni caso a fare storia – potrebbe aprire le porte del carcere per tutti.
L’udienza-chiave è stata fissata qualche settimana fa e si terrà agli inizi di maggio. Una decisione che rappresenta l’ultimo “passo” del valzer giudiziario nato da un’inchiesta dell’Antimafia.
Indagini – realizzate dai carabinieri di Torre del Greco – che fecero luce su una valanga di episodi estorsivi. In tutto quasi 20 anni di racket, intimidazioni e agguati dinamitardi messi in piedi dai clan Ascione, Birra e Papale di Ercolano e dai Vollaro di Portici. Tanto, forse anche troppo. Al punto che il giudice per le indagini preliminari ha deciso di non ordinare gli arresti. Il motivo ? I reati, seppur commessi, sono datati nel tempo e per effetto di una recente norma è impossibile applicare la misura cautelare.
Una decisione ribaltata, però, dal tribunale del Riesame di Napoli che – confermando lo stop all’arresto per alcuni indagati (in tutto sono 74 le persone coinvolte dalle indagini) ha ritenuto valide le accuse per 31 persone. Una decisione che il 17 marzo scorso ha portato all’arresto di 13 tra affiliati, tra cui boss del calibro di Giovanni Birra e Stefano Zeno. Tutti arrestati perchè non si sono opposti – entro i limiti previsti dalla legge – alla decisione del Riesame. Tradotto: niente ricorso e via alle manette (anche se tutti gli arrestati già si trovano in carcere da un pezzo).
Gli altri 18 indagati per i quali il Riesame aveva dato il via libera all’arresto si sono, invece, aggrappati all’ultimo grado di giudizio.
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