Un primario napoletano che – a soli 40 anni – ricopriva quel ruolo semplicemente perché “figlio di”. Un Ctu (consulente tecnico d’ufficio) che intascava mazzette da una persona ricoverata in ospedale. E ancora parenti dei parenti assunti senza aver sostenuto nemmeno una prova d’esame, come previsto dalla procedura concorsuale. Ma soprattutto un sistema criminale a tutti gli effetti che vede tra i danneggiati anche soggetti disabili. Si allarga di ora in ora l’inchiesta sulla Parentopoli nella sanità in Campania. Dopo la denuncia del Movimento Infermieri Campania e Professioni sanitarie che, insieme al consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, ha inviato un dettagliato dossier alla Procura di Napoli, emergono nuovi nomi e nuovi casi nel lungo elenco dei presunti illeciti commessi nel reclutamento di risorse umane nelle Asl e negli ospedali della regione tramite il meccanismo, ormai consolidato, dell’assunzione a opera delle agenzie interinali. In particolare viene fuori un fenomeno agghiacciante: quello che vedrebbe anche i diversamente abili danneggiati dal sistema di Parentopoli. «A essere danneggiati dal sistema delle assunzioni nella sanità campana attraverso le agenzie interinali e dal blocco del turn over sono anche i diversamente abili, che si vedono tagliati fuori da una possibilità di lavoro che, per loro, ha un valore ancor maggiore perché gli permetterebbe di non sentirsi diversi dagli altri». A denunciarlo a chiare lettere, ancora una volta, è il rappresentante dei Verdi nel Consiglio regionale della Campania Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità, che ha acceso i riflettori su una presunta parentopoli nel comparto sanitario campano con un dossier e un esposto in Procura con i quali si cerca in queste ore di fare chiarezza su quanto raccolto in mesi di ricerche, grazie a segnalazioni, denunce e soprattutto alla collaborazione del Movimento Infermieri Campania e Professioni sanitarie. «Da quando abbiamo parlato del dossier ci sono arrivate un’altra settantina di segnalazioni, a dimostrazione che abbiamo scoperchiato un pentolone fatto di favoritismi su cui c’è ancora molto da lavorare allargando l’attenzione anche all’assunzione di medici e alla nomina di primari perché sembrerebbe che in alcuni ospedali ci siano addirittura vere e proprie dinastie impossibili da estirpare» ha aggiunto Borrelli per il quale «sono inaccettabili le parole dei sindacalisti per cui anche i figli hanno diritto di lavorare perché il loro sacrosanto diritto al lavoro va garantito, ma nel rispetto delle leggi che prevedono concorsi e selezioni regolari, vale a dire quello che noi chiediamo insieme al Mic & Ps». «In questi giorni ho partecipato a diverse assemblee con i lavoratori della sanità e le associazioni di categoria, ma anche con i rappresentanti e gli associati dell’Unione ciechi e ipovedenti e della Uildm», ha aggiunto l’esponente dei Verdi secondo cui «la strada da seguire è quella di fare chiarezza sulla presunta parentopoli e riprendere poi la strada dei concorsi per le assunzioni nella sanità perché è quella l’unica percorribile per garantire parità di condizioni a tutti per l’accesso alla pubblica amministrazione».
CRONACA
26 aprile 2017
Parentopoli nella sanità: «Calpestati anche i disabili»