E’ il primo vero momento decisivo di un’inchiesta esplosiva, che solleva ombre pesantissime su un Comune stravolto, passato al setaccio notte e giorno dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata. E che da un paio di mesi è sotto la luce dei riflettori anche dei parlamentari grillini che chiedono la testa del sindaco in interrogazioni bomba al Viminale. Il sindaco di Meta però resta sereno e spera che il Tribunale del Riesame di Napoli rigetti l’appello con cui la Procura invoca una misura cautelare.
Giuseppe Tito rischia gli arresti domiciliari perché accusato di aver intascato mazzette, pilotato appalti, firmato denunce mendaci. E stando alle ipotesi sostenute dalla guardia di finanza e dal sostituto procuratore Silvio Pavia con la complicità di figure chiave all’interno del municipio. Ma non c’è soltanto Tito al centro dell’udienza dinanzi ai giudici della libertà. La Procura esige i domiciliari anche l’imprenditore Antonino Staiano e chiede il divieto di dimora per il comandante dei vigili urbani Rocco Borrelli e il “re” delle luminarie natalizie Aniello Donnarumma.
Oggi al Riesame di Napoli, dinanzi al collegio E della decima sezione penale, è andata in scena la prima puntata. Presente in aula il pubblico ministero Pavia che ha reiterato le richieste di misure cautelari. I difensori di Tito, Staiano, Borrelli e Donnarumma puntano sia su una presunta carenza di indizi di colpevolezza – a cominciare dall’ipotesi corruttiva sull’appalto delle luminarie 2014, tesi condivisa d’altronde anche dal giudice delle indagini preliminari di Torre Annunziata Antonello Anzalone – sia sul fatto che gli episodi siano datati anche di cinque anni. E che, soprattutto, le indagini siano definitivamente concluse.
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