Castellammare. Duemila euro per “cancellare” il sequestro di un mini-abuso edilizio e aggiustare la pratica. Insomma, per mettersi a posto e non temere più nulla. E’ uno dei casi segnalati alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e su cui stanno lavorando da alcuni mesi gli uomini della Guardia di Finanza di Castellammare coordinati dal sostituto procuratore Maria Benincasa.
E’ una materia che scotta quella delle pratiche edilizie in qualsiasi Comune. Non lo è da meno a Castellammare di Stabia dove appena pochi anni fa venne arrestato un funzionario dell’ufficio tecnico, tutt’ora sotto processo con l’accusa di concussione. Quel caso (per il quale, è bene ribadirlo, non si è ancora arrivati neanche alla sentenza di primo grado), però, non sarebbe stato l’unico e non sarebbe neanche servito da lezione ad altri componenti dell’ufficio tecnico sui quali sono arrivate altre segnalazioni di richieste di “mazzette”. In un caso un tecnico avrebbe avvicinato il committente di lavori, risultati abusivi e sottoposti a sequestro, spiegandogli che c’era il modo per aggiustare la cosa: duemila euro e la pratica si sarebbe “magicamente” regolarizzata. Il pagamento, però, non avrebbe portato al risultato sperato. Del resto, nel caso di un sequestro edilizio, ad intervenire non c’è soltanto l’ufficio tecnico ma anche la polizia municipale.
Per arrivare a un “aggiustamento” vero e proprio si dovrebbe ipotizzare il coinvolgimento di qualche componente infedele di entrambi gli uffici della macchina comunale. Al momento la Procura sta acquisendo tutte le informazioni necessarie per comprendere quanto siano fondate le segnalazioni di questo tipo. In particolare è stato ascoltato nei mesi scorsi uno dei committenti dei lavori che avrebbe avuto la richiesta di duemila euro e l’avrebbe inutilmente esaudita.
Se la segnalazione si rivelasse fondata, ci si troverebbe davanti a un presunto caso di concussione. Si tratta del reato più pesante che è possibile contestare a un dipendente pubblico nel caso di elargizione di una mazzetta.
Dopo la legge Severino, infatti, il codice penale infatti ha distinto tra la concussione e l’indebita induzione a dare o promettere utilità. Nel primo caso è previsto che un pubblico ufficiale, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringa un altro soggetto a dare o promettere denaro o altre utilità. Nell’altro caso, invece, che costituisce una nuova figura di reato si prevede che ci sia una più sfumata induzione alla dazione o promessa di soldi. Per il momento si tratta di ipotesi di reato su cui gli inquirenti continuano a lavorare.