Torre del Greco. Di nomi eccellenti “sfiorati” dal crac della Deiulemar ce ne sono decine. Ma mai nessuno, almeno fino ad oggi, avrebbe mai pensato che tra i personaggi illustri legati a doppio filo al fallimento da 900 milioni di euro dell’ex colosso della navigazione di Torre del Greco, potesse spuntare il nome di Silvio Berlusconi. Si avete capito bene, il Cavaliere di Arcore, l’ex premier, sua “emittenza” in persona. A sovrapporre il nome di Berlusconi a quello dell’impresa affondata nella primavera 2012 sono i grillini.
L’interrogazione
Il 4 maggio scorso è passata quasi sotto silenzio la presentazione di un’interrogazione firmata da 22 parlamentari del Movimento 5 Stelle e indirizzata alla presidenza del consiglio dei ministri, al ministero dell’Economia e a quello della Giustizia. Una paginetta zeppa di nomi e cognomi. Il principale obiettivo del documento è – come chiarito nell’ultimo rigo – capire se il Governo, anche alla luce della vicenda Deiulemar, «intenda adottare iniziative normative in materia di antiriciclaggio che possano, attraverso la previsione di un’attenta analisi del rischio di situazione di conflitto d’interessi, mettere in luce attività svolte da persone politicamente esposte (o da persone ad esse riconducibili) verosimilmente finalizzate allo sviluppo di realtà societarie a discapito del libero mercato».
Il Cavaliere e il crac
Dietro la richiesta ci sono una serie di riferimenti, illazioni e deduzioni su Silvio Berlusconi e sul crac Deiulemar. Il nome del cavaliere, nelle poche righe del documento viene ripetuto la bellezza di sei volte. La prima quando si tira in ballo l’inchiesta bis sul fallimento della Deiulemar. Inchiesta nella quale – dicono i parlamentari grillini – è «coinvolta la Amer Bank, storica banca della famiglia Berlusconi». Il secondo riferimento è a un faccendiere della Amer Bank che avrebbe partecipato – dicono sempre i grillini – alla fondazione della Deiulemar Intenational SA nel 1998 che venne poi «sciolta nel 2001 su procura della Vesmafin». La «Vesmafin era partecipante – si legge nell’interrogazione – alla società proprietaria della residenza dell’Olgettina», l’abitazione del centro di Milano finita nel mirino del processo Ruby che ha messo ai raggi X le notti “bollenti” di Berlusconi. Ma non è finita qui. Il nome dell’ex premier viene fuori anche dai famosi trust del fallimento. L’amministratore di una delle ditte che gestivano le scatole cinesi già sequestrate dalla Curatela sarebbe, infatti, «membro del Cda» di una banca di cui «è in parte proprietaria la famiglia Berlusconi». L’ultimo intreccio – rilevante – sollevato dai grillini riguarda poi l’istituzione del Fondo Immobili Pubblici che venne istituito dal Governo Berlusconi. Un fondo di agevolazione per l’alienazione dei beni pubblici di cui avrebbero tratto “beneficio” anche gli armatori della Deiulemar, come ripetono i pentastellati. «In virtù della costituzione del Fip, che prevede agevolazioni fiscali in termini di Ici, Iva, bolli e tasse di registro, parte dell’amministrazione pubblica risulta essere in affitto presso immobili riconducibili alle famiglie «Deiulemar». A titolo di esempio, il commissariato della polizia di Stato di Torre del Greco è ubicato presso un immobile riconducibile alla proprietà della famiglia Lembo». Ombre, misteri o fantasie ? Ora starà al Governo rispondere ai dubbi di grillini e obbligazionisti.