Meta piange in silenzio e con dignità per Francesco Schettino. “Non è un mostro, ha sbagliato ma sta pagando per tutti. Non è l’unico responsabile” dicono amici, conoscenti e semplici cittadini. Anche su Facebook, la sentenza della Corte di Cassazione è l’argomento più caldo delle ultime ore. Da venerdì sera, il comandante della Costa Concordia è rinchiuso nel carcere di Rebibbia per scontare i 16 anni di pena definitiva. E attende le visite di familiari, figli e parenti.
Parlano gli amici
La condanna a 16 anni è stata un’autentica doccia gelata. E non solo per Schettino. “Mi sono trovato coinvolto nella vicenda Concordia mio malgrado cinque anni e mezzo fa – spiega Eugenio Lorenzano su Fb, amico di Schettino e guida turistica -. Ho perso ore ed ore appresso a questa vicenda. Mi sorprende la superficialità dei giudici con questo giudizio. La leggerezza con la quale si è patteggiato con i corresponsabili è stata stupefacente. Ma sono sicuro che un giorno forse lontano la verità verrà a galla”. Dolore anche da Mario Russo, amante del mare e presidente del consiglio comunale di Piano di Sorrento: “Sono dispiaciuto per Franco che paga da solo un conto salato di mare e lacrime”. L’amarezza è tanta anche da parte di Laura Cuomo, fondatrice del movimento La Grande Onda che conta più di 10mila iscritti: “Sono metese e mi dispiace per Franco – scrive su Fb -. Aperta e chiusa parentesi”. Il sindaco Giuseppe Tito, conoscente del capitano, ripete come un ritornello il suo commento a caldo: “Da uomo delle istituzioni non posso non dire che le sentenze si rispettano e che bisogna avere fiducia nella giustizia. Da sindaco, cittadino di Meta, amico di Franco e conoscente della famiglia non è un mistero dire che sono profondamente addolorato. Lo abbracciamo forte”.
Familiari in silenzio
La famiglia di Schettino è chiusa nel silenzio. Nessuno vuole parlare, si pensava che la Cassazione potesse respingere il ricorso del comandante. Ma quella notte di sangue al largo dell’isola del Giglio continua a restare ancora viva negli occhi e nel cuore. Meta, il giorno dopo la sentenza finale, si è risvegliata sotto un sole tiepido e con un mare pulito. Che non potrà rivedere Schettino almeno fino al 2033. Anche se i difensori del capitano non smettono di lottare e d’accordo con l’ufficiale stanno già lavorando al ricorso d’urgenza alla Corte di Strasburgo. La decisione della Cassazione, che respinto l’istanza di Schettino di mostrare un video auto-prodotto, ha convinto i legali a non fermarsi.