“A me le correnti e la logica dei clienti non mi interessano, mi fanno schifo. Sono qui per ricostruire un partito” tuona Vincenzo De Luca. In prima fila il capibastone Mario Casillo, mentre il segretario regionale, Assunta Tartaglione prima dell’inizio della manifestazione promossa dal Governatore gli va incontro con un sorriso e tutta vestita di bianco, forse in segno di pace o di resa. Inutile, la guerra nel Pd è iniziata e lo sceriffo ha tutta l’intenzione di vincere la sua battaglia: prendersi il partito a Napoli. Appena inizia il suo intervento per la prima tappa del suo tour “Viaggio nella città”, a pochi mesi dal Congresso Pd, mette subito le cose in chiaro: “Sono qui da militante del partito”. Le cose fatte da presidente della Regione gli serviranno solo per dimostrate che lui è l’unico che può guidare il partito napoletano. “Ah finalmente si respira l’aria di un’iniziativa politica” ironizza dal palco del teatro Piccolo a Fuorigrotta, fortino di Tonino Amato e territorio di guerra tra lui e gli altri capicorrente. Una location non casuale come il fatto che al fianco di De Luca ci sia la figlia e consigliere regionale, Enza Amato. “Se non fai niente sei contro il partito, se fai un’iniziativa sembra tu stia organizzando un complotto, non ho più vent’anni e non ho il tempo per queste cose. A me non interessa fare una corrente, ma un’idea di partito che oggi non c’è”.
Le rivendicazioni e l’orgoglio napoletano
A tambur battente De Luca rivendica tutto: dai 270 milioni arrivati dal Governo per Bagnoli “perché io facevo pressione”, all’Apple “i corsi li paga la Regione, sennò col cavolo che venivano gli americani” fino ai trasporti e all’emergenza incendi “sciacalli quelli che ci attaccano, il lavoro fatto è stato encomiabile”. Rivendica anche il suo sentirsi napoletano al pari degli altri citando Benedetto Croce. “Siamo tutti napoletani e parte del suo umanesimo, della sua cultura e storia. Sta cambiando il mondo, non esiste più essere di Napoli o Salerno, ragionare in questo modo è frutto di un provincialismo e di un’idiozia irrecuperabile”.
Il mattatore e la platea
Come è irrecuperabile il Pd se continuerà ad essere “una confederazione tra le correnti, questo non attrae i giovani. Va bene la dialettica tra sensibilità, ma se c’è solo questo il Pd non serve” dice a chiare lettere De Luca che non delude i militanti in sala con la sua verve. Prende in giro l’assessore regionale Amedeo Lepore “E’ andato pure dal barbiere per l’occasione, ma che t’ha combinato” e il M5S, suo bersaglio preferito “hanno messo una tenda fuori alla Regione per protesta mentre farebbero bene ad andare ai corsi di recupero”. Con le sue battute intermezzate da frasi dialettali e scurrili conquista la platea mista: dai militanti con Salvatore Guerriero, Lello D’Ambrosio ai parlamentari e consiglieri, tra cui Massimiliano Manfredi, Antonio Marciano, Federico Arienzo. Ride un po’ di meno Casillo. La sfida è lanciata.