Torre del Greco. In teoria dovrebbe essere l’unico “cane da guardia” al servizio dell’esercito di risparmiatori travolti dal crac da 800 milioni di euro della Deiulemar compagnia di navigazione, l’unico parlamentare di Torre del Greco pronto – a differenza dei colleghi della città del corallo – a portare a Roma le istanze delle vittime della cosiddetta “Parmalat del Mare”.
Ma, in pratica, il fiuto del grillino Luigi Gallo non sembra essere all’altezza dei segugi di razza. Perché il deputato del M5S per 8 mesi non si è accorto – a dispetto dell’impegno sul grande crac all’ombra del Vesuvio sventolato attraverso i social – dei nuovi guai giudiziari capaci di coinvolgere, insieme agli armatori-vampiri, un alto ufficiale della guardia di finanza.
Così – solo dopo avere appreso la notizia riportata da Metropolis Quotidiano – il grillino sulla Deiulemar chiede al ministro Pier Carlo Padoan la sospensione del colonnello Fabrizio Giaccone, indagato per corruzione perché sospettato di avere incassato una tangente di 100.000 euro per ammorbidire i controlli sulle obbligazioni emesse dall’ex banca privata di Torre del Greco. «Chiediamo subito un intervento al governo – sostiene Luigi Gallo – perché non scoppi un nuovo caso Consip con presunte ipotesi di corruzione in grado di coinvolgere le forze dell’ordine. Il fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione si può annoverare tra gli scandali più eclatanti del nostro Paese, ma il governo sembra avere gli occhi foderati di prosciutto. E’ sempre così, quando ci sono di mezzo banche, obbligazioni e risparmiatori da dissanguare».
Una richiesta accompagnata da un formale appello per avviare le procedure di sospensione dall’incarico di Fabrizio Giaccone. «Secondo gli organi di stampa – sottolinea Luigi Gallo – Fabrizio Giaccone avrebbe ricevuto una tangente da 100.000 euro, somma già sequestrata all’ex colonnello».
Un sequestro poi confermato dal tribunale del Riesame di Napoli. «Sospettavamo che dietro questa truffa ci fosse un caso di corruzione – conclude Luigi Gallo – e lo abbiamo fatto presente attraverso varie interrogazioni parlamentari. Se le informazioni fossero filtrate prima, avremmo potuto salvare dal lastrico migliaia di famiglie italiane».