Torre Annunziata. A piazza Nicotera, nel cuore di cemento che sfiora l’anima di Torre Annunziata, c’è un palazzone fatiscente dipinto di giallo. Il nome che campeggia sulle colonne di marmo sembra quasi una beffa: “Moderno”. Eppure, nella città che ha ispirato i film sulla camorra, quel palazzo che trasuda ricordi e rimpianti è un filo che unisce la realtà e la fantasia.
E’ la riproduzione vivente e pericolante di “Nuovo Cinema Paradiso”, il film che negli anni ’90 valse un Oscar al regista Giuseppe Tornatore. Nella pellicola si raccontano le storie e le emozioni dell’Italia del dopoguerra che aggrappata alla magia del cinema era tornata a sognare, imitando i cow boy di Sergio Leone e sorridendo con la mimica inimitabile di Totò. Poi il declino, la tecnologia che privatizza le emozioni. Del cinema di una volta non c’è più bisogno. Arrivano le cassette, i dvd, internet. Per quella sala incastonata in un paesino sperduto della Sicilia non c’è scampo. Le ruspe marciano nel silenzio mentre pellicole e luci si trasformano in cemento per lasciare spazio a un parcheggio. Il film che diventa realtà ha il volto di una piazza di provincia, aggrappata ai piedi della sede principale del Municipio. Stessa storia, stessa epoca, identico destino. «Il cinematografo è solo un sogno», ripeteva nel film Enzo Cannavale, il compianto attore napoletano che interpretava il proprietario del “Nuovo Cinema Paradiso”. Un sogno che rivive negli occhi di chi c’era. Di chi, con qualche capello bianco sulla fronte, accarezza le pareti di quel rudere che racconta la storia di una città.
Il ricordo
«Quando passo davanti al Moderno mi sento come Totò, il protagonista del film. Lì dentro ci sono i ricordi della mia infanzia, c’è l’anima della mia città». La voce che unisce il film e la realtà è quella di Salvatore Prisco, professore universitario, editorialista, avvocato e memoria storica di Torre Annunziata. «Purtroppo è il segno del tempo che passa – il commento amaro del professore, mentre dalla sua finestra cerca con lo sguardo la sagoma del “Moderno” – Resistono solo i multisala e le grandi strutture. E’ cambiato il modo di concepire il cinema ed è cambiata anche la nostra città». Torre Annunziata non è più quel polo culturale degli anni ‘60 e ‘70. Quando dal Moderno e dal Metropolitan – il teatro cadente chiuso da anni che si trova a pochi passi dal cinema fantasma di piazza Nicotera – passava gente come Totò, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Dario Fo.
«Di quegli anni ricordo le file ai botteghini, la sala piccola ma accogliente, il vociare e i commenti della gente che spesso erano più divertenti delle commedie. Proprio come nel film di Tornatore – racconta il professor Prisco – Poi i film western, il cineforum e le prime pellicole impegnate a sfondo politico. Il film che più mi ha colpito ? Sicuramente “Tempesta su Washington”, una pellicola che ha come sfondo l’America di quegli anni e che si sviluppa attorno a una relazione omosessuale. Un film che molte sale decisero di non proiettare considerandolo scabroso».
Il Grande Progetto
Da anni la questione legata all’abbattimento del cinema fantasma chiuso da anni ha interessato la politica locale. Già nel 2010 si parlò di abbattere il “Moderno” per creare un mega-parcheggio (proprio come accade nel finale di “Nuovo Cinema Paradiso”). Oggi quell’epilogo amaro, però, sembra più vicino. La demolizione del cinema è stata inserita all’interno degli interventi previsti nell’ambito del “Grande Progetto Pompei”, il piano di riqualificazione urbana che dovrebbe cambiare – in meglio – il volto dell’intera area costiera vesuviana. Una pioggia di milioni destinati a essere investiti tra le macerie di un territorio che vive di rimpianti. Per evitare quello che oggi sembra un finale già scritto, però, serve un progetto e un investitore. Ma forse è già troppo tardi. «Io personalmente in questi anni ho chiesto l’intervento di imprenditori di grande spessore per il rilancio di queste strutture storiche, in particolare il Metropolitan – racconta Salvatore Prisco – Ma purtroppo nessuno ha mostrato un reale interesse. Torre Annunziata non è più quella di una volta e questa zona è diventata la periferia della città. E’ il tempo che passa, bisogna farsene una ragione».
I titoli di coda
Il destino del “Moderno” – nonostante qualche spinta d’orgoglio di alcuni cittadini – sembra un film già visto. Stavolta, però, in sottofondo non c’è la musica di Ennio Morricone e le telecamere sono gli occhi sconfitti di una città che vive di ricordi. La sala del Moderno è vuota da un pezzo, mentre la piazza si spegne nel silenzio. «Il cinematografo è un sogno» ripete qualcuno mentre la luna illumina il vero “Cinema Paradiso”.