Se il corteo di domenica era stato il modo con cui la comunità di Scafati aveva deciso di alzare la voce sul problema dell’inquinamento, la marcia di fine ottobre ha l’obiettivo di riunire nella medesima protesta almeno venti Comuni. E il percorso, come dimostra il summit tenutosi giovedì a Nocera Inferiore, è già tracciato. Difatti, rappresentanze di una decina di città attraversate dal fiume Sarno, inclusa la stessa Scafati, hanno preso parte al faccia a faccia volto a studiare le prossime mosse in vista della futura manifestazione, chiamando inoltre in causa la Regione Campania e l’assessore all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola. La prima novità riguarda la data: l’iniziativa infatti è stata spostata al 29 ottobre, slittando di una settimana esatta, per venire incontro ai cittadini di Torre Annunziata, anch’essi tra i presenti all’incontro di giovedì. Un modo per “aggirare” l’ostacolo della festa patronale, che a molti non avrebbe consentito di partecipare.
L’incontro
Si sono dati appuntamento a Nocera Inferiore, per definire il calendario delle iniziative, attivisti di Sarno, Striano, Poggiomarino, Castel San Giorgio, Mercato San Severino, Montoro, San Giuseppe Vesuviano (questi ultimi pur non essendo direttamente coinvolti, ma evidenziando il problema delle fognature), Roccapiemonte, oltre alle già citate comunità di Scafati e Torre Annunziata. L’impressione è che stia nascendo e prendendo forma, insomma, il movimento unitario tanto a lungo auspicato per far fronte comune contro i veleni e i miasmi del Sarno. Due, in particolare, le tematiche su cui si continuerà a “battere” in occasione della marcia di ottobre: la rete fognaria fatiscente
se non incompleta o assente in molti Comuni del bacino del fiume da un lato, gli scarichi abusivi provenienti dalle industrie dall’altro.
La mobilitazione
A tale scopo, non ci si limiterà al corteo, che rappresenterà solo il momento conclusivo e più importante della mobilitazione popolare. «Prima della marcia organizzeremo banchetti e convegni nelle varie città per informare la popolazione – spiega Emiddio Ventre del Comitato No Vasche, tra i partecipanti al summit di giovedì e principale promotore dell’iniziativa in programma il mese prossimo – I cittadini di Nocera Inferiore, ad esempio, ignorano che i propri reflui finiscono direttamente nei corsi d’acqua. E’ su questo che vogliamo fare leva per chiedere l’intervento delle istituzioni, in primis l’assessorato regionale all’Ambiente. Assistiamo a un continuo rimpallo di competenze tra gli Enti preposti, non sta a noi sapere a chi rivolgerci perché noi protestiamo a prescindere». Ci sarà ora un mese e mezzo di tempo per coinvolgere il maggior numero possibile di persone, con la prospettiva di estendere il fronte della protesta e superare il risultato della marcia del 29 novembre 2015 a Solofra, laddove venti Comuni lanciarono il proprio appello all’unisono: «Contiamo di coinvolgere Pompei, Castellammare, Angri, Pagani e i paesi della Costiera, interessati per via dell’inquinamento del mare». Il ciclo d’incontri proseguirà giovedì a Scafati.
Nocera Superiore. Arriva finalmente la svolta per il quartiere Casa Milite a Nocera Superiore: una rete fognaria lì dove non c’è mai stata. Per le circa 70 famiglie della zona l’intervento iniziato lunedì è più di una semplice opera di urbanizzazione: «E’ un lavoro, quello della realizzazione della rete fognaria, che va a risanare un’intera area – sottolinea Giovanni Maria Cuofano – e che gli abitanti attendevano da decenni».
L’intervento è a costo zero per le casse comunali: un risultato raggiunto attraverso la collaborazione con Gori, la quale si è fatta interamente carico dei lavori.
L’intervento, stando alle previsioni dei tecnici, sarà completato nell’arco di 30 giorni, salvo imprevisti legati perlopiù alle condizioni meteo (in caso di pioggia la deadline sarà destinata a slittare di qualche giorno).
«È un intervento che restituisce dignità ad un quartiere abbandonato per decenni a se stesso – spiega il sindaco – dove l’assenza di una rete fognaria adeguata per lo smistamento delle cosiddette ‘acque nere’ ha costretto le tante famiglie residenti a vivere in condizioni precarie. È un intervento di civiltà – conclude – un impegno che avevamo preso e che, oggi, abbiamo mantenuto».