«Hai visto come ha detto? Tu non sei degno di far parte dei Gionta». “Sentenza” emessa a fine ottobre 2016 dal boss Luigi Della Grotta, alias Gigino ‘o panzarotto considerato attuale reggente della cosca insieme a Vincenzo Amoruso, nei confronti di Pietro Izzo alias “fetamma”, chiamato pure con tono sarcastico nel clan “il boss dei 13 quartieri”, che per un periodo ha retto le redini del clan. Quella “sentenza” si sarebbe potuta concretizzare nell’eliminazione fisica di Izzo se non fosse stato arrestato il 18 gennaio 2017 dai carabinieri con l’accusa di avere perpetrato una serie di estorsioni ai danni di diverse attività di Torre Annunziata. Proprio il voler continuare a gestire in autonomia il “pizzo”, senza dare conto a Della Grotta e Amoruso che nel frattempo erano stati scarcerati dopo una detenzione ultraventennale, lo avrebbe fatto diventare un problema da risolvere. Ovviamente alla maniera della camorra: omicidio. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Napoli culminata l’altro giorno in 12 fermi eseguiti dai carabinieri del nucleo operativo del Gruppo di Torre Annunziata, agli ordini dei colonnelli Leonardo Acquaro e Filippo Melchiorre. A svelare le intenzioni di Della Grotta sono stati, a loro insaputa, Raffaele Passeggia alias “zimbariello” e Oreste Palmieri detto Salvatore emissari del clan incaricati di andare a imporre e riscuotere il pizzo a decine di negozi e imprese di Torre Annunziata.
Le intercettazioni in auto
Passeggia e Palmieri si spostano a bordo di una Polo per Torre Annunziata e dintorni. Fanno avanti e indietro per andare a minacciare imprenditori e commercianti, portare “imbasciate” anche a boss di comuni confinanti per prendere accordi sulla spartizione del pizzo. Lo hanno fatto prima per conto di Izzo, da settembre del 2016 si sono mossi per Luigi Della Grotta e Vincenzo Amoruso- sostengono gli inquirenti. Ogni volta che vanno a fare una “bussata”, vanno poi a riferire in via Caravelli dove si trova il minimarket gestito da Della Grotta e formalmente intestato alla fidanzata del figlio. Ogni volta che rientrano in auto, Passeggia e Palmieri parlano di quello che hanno appena sentito o detto. Non sanno di essere intercettati. Parlano. Tanto. Fanno nomi, cognomi e soprannomi. Riportano frasi di altri. I carabinieri registrano e ricostruiscono non solo 20 episodi di estorsione aggravata ai danni di 14 imprese ma anche come nell’ultimo anno siano cambiati gli equilibri interni ai Gionta. Talmente tanto da far maturare il proposito di uccidere Pietro Izzo che era reggente mentre Ciro Nappo era latitante (venne arrestato a maggio 2016 in un casolare di Trecase). «Raffaè- dice Palmieri a Passeggia il 29 ottobre 2016- quello lo vuole sparare proprio. Quello ha detto vicino a me “gli dobbiamo sparare addosso”, non lo hai sentito? La colpa di Izzo? Andarsi a prendere i soldi a nome dei Gionta senza dire nulla a Della Grotta e Amoruso e trattenerli per sé.
«Toglie i soldi da bocca
ai carcerati»
Non sarebbero state estorsioni da poco quelle che Izzo avrebbe imposto nell’autunno 2016, a sentire le chiacchierate tra Palmieri e Passeggia. I due esattori vengono ripagati da Della Grotta quando vanno a riscuotere il pizzo, con un ‘premio’ di 100 o 200 euro. Sono convinti che seppure trattenessero autonomamente cifre così esigue il boss non penserebbe che sono scorretti. Diverso il comportamento di Izzo. Lo spiega bene il ragionamento che Oreste Palmieri fa con Passeggia il 22 ottobre 2016 riferendosi a Della Grotta: «Non ti dice niente, ti fa fare perché sa che noi ci prendiamo il 100, il 200, ma non andiamo oltre! 1000 euro, 2000 euro non ci andiamo, perché poi quando ti vuoi prendere il 1000 o il 2000 vuol dire che te li vuoi prendere proprio». Questo avrebbe fatto Izzo generando la reazione del clan. Sono di nuove le parole di Palmieri illuminanti in tal senso: «Allora questo non si fa, perché tu con 2000 euro fai cinque stipendi! Cinque? Che cazzo sto dicendo? A duecento euro fai dieci stipendi, ti prendi proprio i soldi dalla bocca dei carcerati». I soldi delle estorsioni servono esattamente a questo: pagare “mesate” ad affiliati, detenuti e le loro famiglie. Trattenerli per sé significa tradire le regole del clan. Sgarri che i Gionta della vecchia guardia non erano disposti a tollerare.