Adesso è ufficiale: i renziani vanno allo scontro. Totale. A chiedere, nero su bianco, la sospensione del congresso a Napoli e la nomina di un garante nazionale non è la minoranza Orlando, ma la componente renziana Martina-Orfini. Tradotto in leadership sul territorio: Andrea Cozzolino, Valeria Valente, Leonardo Impegno, Antonio Marciano e Gianluca Daniele. Schiaffo ieri quindi all’area guidata da Mario Casillo con la seconda dichiarazione di guerra e prova di forza degli ex democratici di sinistra che vogliono la segreteria provinciale.
Congresso paralizzato
Salta, dopo la direzione provinciale che avrebbe dovuto nominare la Commissione di garanzia per il Congresso, anche la riunione per insediare l’ufficio adesioni per il tesseramento. Per intenderci gli organi che devono occuparsi di certificare le tessere in vista del Congresso. Alle ore 15, orario della riunione, al quarto piano di via Toledo è già tutto chiaro. Gli orlandiani che nei giorni scorsi hanno chiesto il commissariamento si sfregano le mani e dopo aver atteso un po’ chiedono di andare via. In Federazione fino all’ultimo i fedelissimi di Topo e Casillo prendono tempo. Partono le telefonate. Niente da fare, quelli di Martina e Orfini non si presenteranno. Manca il numero legale. Così a tre giorni dalla chiusura del tesseramento e a dieci dal termine per presentare le candidature, il Congresso a Napoli è bloccato.
Il documento
“Ad oggi non sussistono le minime condizioni di trasparenza, correttezza ed agibilità democratica necessarie allo svolgimento del congresso provinciale di Napoli, e pertanto chiedono la sospensione del percorso congressuale e la nomina di un Garante nazionale al fine di garantire il pieno e rigoroso rispetto delle regole”. E’ quanto si legge nel documento inviato poco dopo da Angela Cortese, Vincenzo Aquino, Vincenzo Ciriello e Costantino Aitra membri dell’Ufficio provinciale adesioni alla Segreteria Nazionale del Pd e al Presidente del Pd Matteo Orfini.
Decide Roma
La partita insomma si sposta a Roma come chiedono anche Peppe Balzamo e Nicola Foglia della componente Orlando. “Nonostante la nostra presenza – dicono – il pd è ancora una volta vittima della tracotanza e irresponsabilità dei gruppi dirigenti, tutti espressione diretta del renzismo. La vicenda napoletana non può non essere più presa in considerazione dai vertici nazionali, che avevano già promesso il lanciafiamme e poi hanno messo la polvere sotto al tappeto”.
Schiaffo a Casillo
In attesa della prossima direzione provinciale riconvocata per lunedì, Casillo subisce così un secondo colpo e dopo Benevento, Caserta e Avellino, quello di Napoli, a quel punto sarebbero quattro province commissariate su sei, significherebbe politicamente – la segreteria regionale è guidata dalla pupilla di mister 30mila voti, Assunta Tartaglione – la sua discesa.
Carpentieri il fustigatore
“La responsabilità si pratica, non si invoca soltanto e chi la chiede ha lasciato la seduta” dice il segretario provinciale, Venanzio Carpentieri, che nelle prossime ore convocherà una nuova riunione, anche se ormai il dado è tratto. “Gli organismi di devono essere tenuti fuori dalla contrapposizione politica interna e dalla logica delle componenti” aggiunge annunciando la direzione provinciale che si terrà lunedì, giorno ultimo del tesseramento – di fatto fermo – all’hotel Ramada. Dalle fritture di De Luca insomma all’ennesima frittata del Pd a Napoli.
Caos e tessere sospette, le segnalazioni
Intanto in molti casi, complice il caos, arrivano le prime segnalazioni di tessere sospette. Ad elencarle e denunciarle in Federazione sempre gli orlandiani. A Napoli, nel quartiere Fuorigrotta, un ex consigliere di centrodestra avrebbe fatto una cinquantina di tessere Pd, allarme con un’apertura tesseramento poi rinviata anche a Montecalvario. A Pompei senza avere alcun mandato dal partito per farlo un tal Sapio avrebbe invece provveduto a far tesserare decine di persone. A Giugliano uomini vicini al sindaco pure si sarebbero iscritti. Per vagliare e certificare servirebbero i membri della Commissione di garanzia e l’ufficio adesioni, queli, appunto, che non sono stati ancora nominati.