Ha i piedi immersi in un secchio azzurro di acqua e sapone la signora Anna, mentre da lontano saluta con la mano. «Scusateci ma solo cosiÌ possiamo lavarci», ripete mortificata prima di tirare fuori dalla tende un bustone nero che ricorda i sacchi della spazzatura. «No, non eÌ monnezza – afferma con l’accento marcato dei vicoli – sono soltanto le nostre valigie». Sembra di essere catapultati nel cuore del terzo mondo, in uno di quei paesi lontani dove la miseria eÌ stampata sulle facce della gente. E invece succede tutto a due passi da casa. Per la precisione nel piazzale di via Agricoltori, a Torre Annunziata, un’angusta stradina piazzata di fronte all’ingresso di Palazzo Fienga: la roccaforte del clan Gionta e il simbolo, cadente, della camorra spietata.
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