Ercolano. Sul maxi-appalto da 2,5 milioni di euro per la realizzazione del nuovo impianto fognario di Ercolano c’è l’ombra della camorra. O meglio la sagoma inquietante di Michele Zagaria, alias “capastorta”, superboss del clan dei Casalesi. Un sospetto sufficiente per spingere i giudici del Consiglio di Stato a confermare l’interdittiva antimafia per la Idroeco srl, impresa con sede a Casapesenna – la città del padrino – che secondo la Dia sarebbe legata a doppio filo alla mafia casertana. Risultato: i lavori sono stati immediatamente bloccati e quell’opera che avrebbe dovuto cambiare il volto del quartiere di San Vito è ferma al palo. Una beffa clamorosa per la città anti-camorra che già dovette dire addio ai lavori – sempre per presunte ingerenze della criminalità organizzata – nel 2008. Una mazzata per i cittadini di San Vito – popoloso rione della zona alta – dove nel 2017 non esiste, ancora, un vero allaccio fognario.
A dare conferma della notizia è direttamente il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto. «Il Consiglio di Stato ha confermato l’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura che il Tar aveva revocato a carico della Idroeco srl. E per effetto di questa decisione i rapporti con la pubblica amministrazione vanno interrotti. Alla gara non ha partecipato nessuna altra ditta e dunque i lavori, ad oggi, sono bloccati. Abbiamo già convocato Regione, Città Metropolitana, Ente d’Ambito e Gori il 6 ottobre per trovare una soluzione. Il peso della legalità va pagato ma bisogna impedire che ciò ricada sul futuro dei cittadini e della nostra comunità. Noi dobbiamo dare il segnale che la legalità è la via maestra e anche la via più efficiente».
Un messaggio indirizzato agli altri enti protagonisti del mega appalto finanziato con soldi della Regione Campania. L’obiettivo del Comune, come confermato da Buonajuto, è riuscire a realizzare – in tempi brevi – un nuovo bando per affidare la parte conclusiva dei lavori. Lavori che – secondo il cronoprogramma stilato dagli esperti – si sarebbero dovuti concludere a febbraio del 2018. Scadenza destinata a slittare di qualche mese (nella migliore delle ipotesi).
Lo stop all’opera, oltre agli inevitabili disagi per i cittadini, ha messo in ginocchio anche le decine di operai impegnati nel cantiere, come ribadisce Massimo Sannino, responsabile della Filca Cisl: «Siamo di fronte purtroppo ad un epilogo annunciato – le parole del sindacalista – Nel dramma di una sospensione di cantiere i primi a pagare sono gli operai. Una mazzata inaudita, specie in un periodo di crisi profonda come questo. Siamo dinanzi ad all’ennesimo dramma sociale legato al cantiere per la realizzazione delle fogne di San Vito. Ci attiveremo al più presto affinché questo cantiere possa ripartire dando spazio e opportunità ai lavoratori colpiti indirettamente da questo provvedimento».
La Idroeco srl è stata tirata in ballo in un’inchiesta del 2015. I titolari dell’impresa sono finiti a processo con l’accusa di essere a capo di una delle ditte della galassia imprenditoriale legata a boss e imprenditori al soldo del clan dei Casalesi. Un’accusa pesantissima costata alla ditta i 2,5 milioni dell’appalto e che rischia di rappresentare l’ennesima beffa per i cittadini di San Vito. Il rione dimenticato dove le fogne più che un miraggio rappresentano una vera e propria maledizione.