Ercolano. Epurazione interna al clan Birra-Iacomino: condannato per omicidio un uomo considerato vicino alla cosca dei D’Alterio-Pianese. Giuliano Quaranta, pregiudicato di 57 anni residente a Giugliano, è stato condannato a 30 anni di carcere. La sentenza è stata emessa ieri mattina, dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Napoli, Paola Piccirillo nel corso del processo di primo grado che si svolge con rito abbreviato.
Quaranta – ritenuto una figura di spicco del clan con base nella provincia nord di Napoli – è finito a processo con l’accusa di aver partecipato all’omicidio di Michele Vignola, delitto consumato a Parete, in provincia di Caserta, il 25 luglio del 1997. Il 13 luglio scorso, a 20 anni esatti da quel massacro, alla porta del pregiudicato hanno bussato i carabinieri della caserma di Torre del Greco. I militari dell’Arma hanno notificato a Quaranta un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del tribunale di Napoli, Marcello De Chiara. L’accusa è di aver partecipato alle fasi organizzative del delitto costato la vita a Michele Vignola, affiliato del clan Birra-Iacomino di Ercolano. La vittima fu colpita da una pioggia di proiettili esplosi dalla pistola di Salvatore Viola, alias ‘o chauffeur, killer della cosca di corso Resina già condannato all’ergastolo – in primo grado – per questo omicidio assieme a Lorenzo Fioto. L’omicidio – secondo il racconto dei pentiti – fu ordinato dai vertici della cosca – guidata dai boss Stefano Zeno e Giovanni Birra – per punire Vignola, colpevole, secondo il clan, di vantarsi degli omicidi che commetteva e di aver insultato alcuni reggenti dell’organizzazione. Una spavalderia che – questa la tesi degli inquirenti – avrebbe messo a repentaglio la cupola della camorra. Al punto da spingere i padrini a ordinare il massacro del killer. A Vignola – secondo quanto emerge dalle due inchieste parallele messe in piedi dall’Antimafia – venne teso un tranello. L’uomo fu portato in provincia di Caserta per commettere una rapina. Ma in realtà il clan lo uccise tra le campagne del casertano per sviare le indagini delle forze dell’ordine e cancellare la firma dei Birra su quell’omicidio.
Un delitto al quale avrebbe partecipato anche Giuliano Quaranta, esponente dei D’Alterio-Pianese e amico di Lorenzo Fioto, alias ‘a biella, lo stalliere della camorra di Ercolano, con il quale condivideva la passione per i cavalli. Sarebbe stato il 57enne di Giugliano a indicare ai killer il luogo dove compiere il delitto – Vignola venne ucciso sotto un albero di fico in aperta campagna – per poi recuperare dopo l’agguato sia Fioto che Viola. Accuse pesantissime che sono costate il ritorno in carcere a Quaranta, finito alla sbarra per concorso in omicidio con l’aggravante della premeditazione e dei motivi abbietti. A incastrare il 57enne le testimonianze – ritenute credibili e non contraddittorie – di numerosi collaboratori di giustizia un tempo vicini all’organizzazione criminale guidata dai boss di via Cuparella.