Il 24 dicembre del 1971 Giovanni Leone diventa il sesto presidente della Repubblica italiana. Napoletano, nato agli inizi di 3 novembre del 1908 era avvocato e giurista e in precenza era stato presidente della Camera dei deputati dal 10 maggio 1955 al 21 giugno 1963 e per due volte presidente del Consiglio (nel 1963 e nel 1968). Fu il primo senatore a vita (nominato da Saragat il 27 agosto 1967) a diventare capo dello Stato, ed è stato anche il primo a ricoprire tutte e tre le cariche principali dello Stato.
Alle elezioni del 1971, il candidato ufficiale della Dc era Fanfani. Tale candidatura resse solo sei votazioni, nelle quali il presidente del Senato rimase sempre al di sotto al socialista Francesco De Martino (giustista, intellettuale napoletano).
All’undicesimo scrutinio, la Dc ripropose nuovamente Fanfani, per poi prendere atto della debolezza della sua candidatura, per l’azione dei cosiddetti “franchi tiratori” del partito stesso, e ritirarla definitivamente. La situazione di stallo andò avanti sino al ventiduesimo scrutinio, quando fu trovato un accordo tra Democrazia Cristiana, Psdi, Pli e Pri per portare Leone al Quirinale.
Tale accordo preludeva la formazione di una maggioranza alternativa a quella di centro-sinistra che sorreggeva il governo in carica di Emilio Colombo. Fu quindi una candidatura in chiave conservatrice, anche perché, nell’assemblea dei grandi elettori Dc, prevalse di stretta misura su quella di Aldo Moro, che avrebbe rappresentato la continuità con la politica governativa dell’ultimo decennio.
Nonostante alcuni imperterrito “franchi tiratori” Leone fu eletto Capo dello Stato il 24 dicembre 1971 al ventitreesimo scrutinio, con 518 voti su 1008 “grandi elettori”. Per il raggiungimento del quorum, fu determinte Msi.