“In merito alle vicende giudiziarie di queste ore esprimo la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e, insieme, la mia assoluta tranquillità. Sono il piu’ interessato allo sviluppo rapido e a 360 gradi dell’azione giudiziaria”. Lo dice Roberto De Luca, indagato a Napoli. “Non intendo, fra l’altro, essere confuso con altre persone coinvolte, a qualunque titolo, in questa vicenda. Dunque, prosegua l’accertamento dei fatti, senza guardare in faccia a nessuno, e venga chiarito ogni aspetto della vicenda. Non aggiungo altro – sottolinea- per un elementare e doveroso rispetto per il lavoro che sta svolgendo l’Autorità giudiziaria. Sono certo che tutto sarà chiarito, rispetto a questioni con le quali non c’entro assolutamente nulla, e che sono, fra l’altro, sotto il controllo dell’Autorità Anticorruzione, a tutela delle esigenze di trasparenza e correttezza”. “Mi auguro ora – conclude – che si ponga termine ad attacchi politici e personali strumentali, violenti e al di fuori, spesso, di ogni regola di semplice civiltà”
Pm: ’accordi per favorire le imprese dei clan’
Al centro dell’indagine i presunti accordi per disporre l’affidamento dell’appalto da parte della Sma Campania (societa’ in house della Regione Campania) a una cordata di imprenditori tra i quali Giovanni Caruson, indicato come l’uomo che per conto del clan Cimmino gestisce le attivita’ illegali, compreso il settore degli appalti. Nel filone di indagine risultano indagati, tra gli altri, Lucio Varriale, dirigente regionale in contatto con Caruson e Agostino Chiatto, dipendente della Sma il quale – evidenziano i pm – avrebbe avuto il ruolo di “uomo di fiducia” di Pssariello. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Passariello avrebbe avuto una grossa influenza nella assegnazione degli appalti Sma. Nel corso di una conversazione intercettata mentre era a bordo di un’auto, Caruson afferma che, scrivono i pm, ”aiutando oggi” il consigliere regionale il gruppo di interesse sponsorizzato dallo stesso Caruson (definito ”emissario della camorra”) ”potrebbe propiziarsi la futura riconoscenza di Passariello, riconoscenza che verrebbe concretamente espressa attraverso l’affidamento degli appalti”. Le somme di denaro che sarebbero state promesse dalla cordata di imprenditori, in percentuale sui guadagni futuri, sarebbero state anche destinate – secondo l’ipotesi accusatoria – al finanziamento della campagna elettorale di Passariello, candidato alla Camera dei deputati. I fatti ipotizzati sono sarebbero stati commessi a Napoli tra gennaio e febbraio 2018, con ”condotta perdurante”, circostanza che ha indotto gli inquirenti a disporre ieri le perquisizioni.
Passariello: vado avanti a testa alta
“Agostino Chiatto ha chiarito la mia totale estraneita’ a quanto accaduto ed emerso in queste ore dalla video Inchiesta di Fanpage.it, cosa che tra l’altro ho ribadito fin dall’inizio”, E’ quanto afferma Luciano Passariello, candidato di Fdi e indagato per corruzione nell’Inchiesta della procura di Napoli sui rifiuti. “Credo – prosegue – di non dovere aggiungere altro ma solo tornare a fare la campagna elettorale a testa alta come ho fatto fino ad oggi”.
Nel video di Fanpage il pizzino con le cifre delle tangenti
Un ‘pizzino’ con le cifre delle tangenti da pagare a politici e dirigenti Sma, societa’ in house della Regione Campania che gestisce i servizi ambientali, consegnato da un presunto braccio destro del consigliere regionale indagato Luciano Passariello all’ex boss Nunzio Perrella, “agente provocatore” per conto di Fanpage.it. C’e’ anche questo nel primo video proiettato oggi nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il direttore Francesco Piccinini, indagato dalla Procura di Napoli per istigazione alla corruzione insieme con il suo giornalista Sasha Biazzo. Piccinini ha sottolineato i pericoli a cui lui e Biazzo sono stati e sono tuttora esposti per documentare la vicenda, “un giocattolo da un milione di euro, – spiega il video – 170mila dei quali spettano alla politica”. Dopo l’incontro, in un bar del Centro Direzionale di Napoli, c’e’ anche l’invito a Perrella di salire negli uffici del consigliere, declinato per paura che i metal detector rilevassero la microcamera.