Gli interessi della camorra sul voto a Castellammare non sono soltanto una leggenda metropolitana. E nemmeno uno spot politico da sbandierare ai quattro venti. Per la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli – che da oltre 30 anni indaga sui legami tra boss e rappresentanti delle istituzioni – il triste binomio camorra-politica è una realtà. Un tratto distintivo del Dna del clan D’Alessandro, la cosca che detta legge in città, anche quando c’è da fare campagna elettorale. In questi mesi di polemiche e fuochi incrociati, sono venute fuori le notizie di incontri tra ras della malavita e politici locali. Si è parlato di ombre su atti e delibere e l’ex sindaco Antonio Pannullo ha denunciato che sulla sua amministrazione ci sono stati tentativi di condizionamenti di «poteri criminali». Al punto che al momento del suo addio – dopo essere stato sfiduciato senza pietà dagli ex alleati – si è sfogato: «Ho pagato le mie denunce contro la camorra», le parole del primo cittadino uscente. Se l’instabilità amministrativa e l’ingovernabilità di Castellammare è stata in qualche modo determinata da pressioni della camorra – al di là di quello che dice il politico sconfitto – non è dato sapere. I dati certi sono tre: negli ultimi 8 anni nessun sindaco è riuscito a portare a termine il suo mandato, delle ultime 5 amministrazioni comunali ben 4 hanno lasciato prima della scadenza naturale e la camorra stabiese, storicamente, ha sempre dimostrato uno spiccato interesse per ciò che accade in Municipio.
CRONACA
18 febbraio 2018
Castellammare. L’Antimafia: “Elezioni condizionate dal clan D’Alessandro”