Un carcere, trascurato e angusto. Tre piani, più il pianterreno, di disagi e rischi in cui sopravvivono i circa 1500 residenti di Sigliano.
In appartamenti costruiti con i fondi per l’edilizia popolare e di proprietà del Comune di Gragnano. Una lotta senza fine per occupare una casa popolare e una lotta senza fine per poterci vivere e non morire. Un mondo a parte distaccato da quella che è la realtà della città della pasta. Sconfinati nella zona collinare, alle pendici del monte Pendolo. Sei palazzi grigi circondati dal verde. Unico colore che ravviva, si fa per dire, un quadro altamente degradato. Verde che si trasforma in una minaccia per le famiglie residenti, chiuse in casa soprattutto durante la stagione estiva perché «siamo invasi da zanzare e insetti. Nessuna manutenzione è mai stata fatta e le piante crescono a dismisura. Erba compresa anche dove non dovrebbe crescere. Ma questo è l’ultimo dei problemi». Si l’ultimo nella lista dei disagi che ieri mattina hanno stilato le famiglie in “ostaggio” delle palazzine popolari. Si entra nelle case e l’odore, anzi il tanfo, è lo stesso. C’è muffa ovunque e le pareti sono umide e con evidenti chiazze nere. Segni delle infiltrazioni copiose che persistono in quasi tutti gli edifici, tranne uno. In effetti, guaine e alcune riparazioni ai lati degli edifici sono state effettuate a spese del Comune, ma soltanto in parte.