Un uomo di cultura, scherzoso e garbato, un professionista corretto con il cuore immerso in una Napoli che ricambiava il suo affetto: cosi’, chi lo conosceva, descrive Luigi Necco, ex giornalista della Rai, volto noto di 90/o Minuto – ma non solo – morto ieri a quasi 84 anni (li avrebbe compiuti a maggio), a causa di una grave crisi respiratoria. Oggi, nella chiesa San Giovanni dei Fiorentini, in piazza degli Artisti, nel quartiere Vomero della citta’, gli e’ stato dato l’ultimo saluto: c’erano diverse centinaia di persone, e quelle che non sono riuscite ad entrare l’hanno atteso all’esterno. C’era la politica, con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il sindaco Luigi de Magistris e Roberto Fico, del M5s; c’era il ‘vecchio’ Napoli, con bandiere azzurre del calibro di Luis Vinicio e Faustino Cane’; c’era l’ex presidente degli scudetti, della coppa Uefa e di Maradona, Corrado Ferlaino. Mancava, invece, il Napoli di oggi, quello guidato da Aurelio De Laurentiis. Un’assenza notata. Ad officiare il rito funebre mons. Gennaro Matino: “Era – ha ricordato – l’uomo dalle straordinarie contraddizioni. Sapeva saltare dall’entusiasmo alla tristezza, celandola con il suo fare giocoso”. Ed e’ stato proprio grazie ai suoi toni scherzosi che Necco, negli anni ’80, e’ entrato nel cuore dei napoletani, soprattutto dei tifosi azzurri: i suoi “botta e risposta” pro Napoli con i colleghi di 90/o Minuto, durante i collegamenti dai campi, resteranno negli annali della Tv. Fu lui, e’ stato ricordato durante i funerali, in occasione dei mondiali in Messico del 1986, a rivolgere quella domanda maliziosa a Diego Maradona, dopo la vittoria contro l’Inghilterra, anche grazie a un gol irregolare di mano: “e’ stata la mano de Dios o la cabeza di Maradona?”, chiese al pibe de oro che rispose: “entrambi”. Ma Necco, come ha detto ancora il caporedattore della Tgr Campania Antonello Perillo, “e’ stato anche un maestro di giornalismo e cronista di razza”: ha raccontato il sisma del 1980 e le relazioni tra camorra e calcio. Per questo, fu gambizzato, nel 1981, a Mercogliano, in provincia di Avellino, verosimilmente per avere raccontato un bacio tra il boss della Nco Raffaele Cutolo e l’allora presidente dell’Avellino Calcio, Antonio Sibilia. Oltre al Napoli aveva anche un’altra passione, l’archeologia, ed e’ anche stato consigliere comunale alla fine degli anni Novanta. Intorno ai suoi parenti, soprattutto alla figlia Alessandra e alla nipote Martina, si e’ stretta la Napoli che l’amava. “Abbiamo sentito subito il calore della citta’, di cui siamo orgogliosi. Anche papa’ lo era”, ha detto con un filo di voce Alessandra. Il feretro, al termine delle esequie, e’ uscito dalla chiesa tra gli applausi, listato dall’azzurro di una sciarpa della sua squadra del cuore. Prima che partisse per l’ultimo viaggio uno dei suoi amici lo ha salutato rimodulando uno dei suoi motti, da lui appositamente coniati per 90/o Minuto: “Napoli chiama, Luigi risponde”.
CRONACA
14 marzo 2018
Funerali Necco, l’affetto di Napoli per l’ultimo saluto