Torre del Greco. Era la vetrina più conosciuta in città. Non perché fosse allestita in modo particolare – il negozio si occupava della vendita di condizionatori d’aria – ma perché era costata prima l’iscrizione nel registro degli indagati e poi il processo per abuso d’ufficio all’ex sindaco Ciro Borriello, il cui interessamento – registrato in varie intercettazioni telefoniche – alle irregolarità esterne dell’attività commerciale era apparso «sospetto» ai magistrati della procura di Torre Annunziata.
Ora lo stesso Ciro Borriello accoglie con un sorriso la notizia della scomparsa della «vetrina dello scandalo», cancellata dai proprietari della nuova attività perché «si trattava effettivamente di un’opera abusiva». La storia riporta le lancette degli orologi indietro di circa dieci anni: il sindaco Ciro Borriello transita in corso Vittorio Emanuele e nota alcune persone lavorare all’ingresso della ditta Dar Impianti. Il primo cittadino chiama in tempo reale un vigile urbano preposto all’antiabusivismo – l’agente di polizia municipale Errico Sorrentino – e chiede lumi sulla regolarità della vetrina. Una richiesta insistita, come nello stile di un sindaco ribattezzato «sceriffo» per la propensione a portare fino in fondo le proprie battaglie.
Qualche tempo dopo – all’epoca in cui scoppia lo scandalo abusivopoli, costato l’arresto a diversi caschi bianchi e tecnici comunali finiti in un giro di mazzette in cambio di un occhio di riguardo sugli abusi edilizi – le telefonate di Ciro Borriello a Errico Sorrentino tornarono a galla e costituirono la base del processo che l’ex sindaco ha dovuto affrontare in primo e secondo grado: «A distanza di tempo, i fatti – afferma oggi il chirurgo plastico con la passione per la politica – mi hanno dato ragione. La vetrina era abusiva e andava eliminata, come avvenuto per centinaia di attività commerciali della città».
Le stesse attività a cui Ciro Borriello guardò con occhi diversi già il giorno dopo il suo ritorno alla libertà dopo la cancellazione della misura cautelare legata all’inchiesta sui rifiuti: «Danno un’altra luce alla città», ebbe modo di dire all’epoca. Una luce che tornata a splendere nei suoi occhi alla vista delle foto della vetrina cancellata inviate via whatsapp allo storico leader locale del centrodestra.