Il denaro pubblico per effettuare appalti commissionati dall’Asl 3 Napoli Sud di Torre Annunziata, che non venivano mai eseguiti, veniva incassato da imprenditori considerati a disposizione del clan dei Casalesi – fazione di Michele Zagaria -, e poi riciclato in aziende del settore edile con sede a Lucca e Caserta. Un sistema criminale, che dalla meta’ del 2012 avrebbe fruttato circa 6 milioni di euro, basato su quello che gli inquirenti hanno definito il ‘triangolo maledetto’ composto da corruzione, criminalita’ organizzata e riciclaggio. Le indagini, eseguite dalla guardia di finanza di Lucca e coordinate dalla Dda di Firenze, hanno portato all’arresto di cinque persone, due in esecuzione di misura cautelare in carcere e tre ai domiciliari. Complessivamente nell’inchiesta, che ha portato al sequestro di beni per 6 milioni, sono indagate 11 persone, 9 delle quali accusate di associazione a delinquere, e 30 societa’. In manette sono finiti gli imprenditori Piccolo Feliciano, 51 anni di Caserta, e Alfredo De Rosa, 43enne originario di Caserta e residente a Lucca. Ai domiciliari Leonardo Piccolo, 43 anni, di origine campane e residente a Montecarlo (Lucca) e Vincenzo Ferri, 38 anni di Caserta, che proprio oggi e’ finito agli arresti in carcere nell’ambito dell’inchiesta della finanza di Caserta su un giro di fatture false. Arresti domiciliari anche per il funzionario delle Asl 3 Napoli Sud accusato di aver favorito il gruppo criminale: l’architetto Sebastiano Donnarumma, 64 anni, residente Pimonte (Napoli), e’ accusato di corruzione, frode in pubbliche forniture e falso materiale. In cambio della sua complicita’ avrebbe ottenuto denaro e favori per oltre mezzo milione di euro in 5 anni. Grazie alla complicita’ del funzionario e ad accordi di cartello, il gruppo criminale, basato in provincia di Lucca, si sarebbe aggiudicato oltre 50 commesse dell’Asl, per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari. Lavori che, pur risultando falsamente attestati come avvenuti, di fatto in gran parte non venivano eseguiti. Le ditte che si aggiudicavano gli appalti erano spesso cartiere intestate a teste di legno. Di prestanome “ce ne sono parecchi”, afferma in un’intercettazione uno degli imprenditori arrestati, “io li uso per le societa’ subappaltatrici”. Tra gli indagati anche un avvocato con studi di consulenza del lavoro a Salerno e Follonica: per l’accusa una sorta di contabile del gruppo criminale, che avrebbe assicurato la formale regolarita’ delle attivita’ imprenditoriali e della contabilita’ relativa agli appalti per i lavori mai effettuati. Inoltre avrebbe garantito la formale regolarita’ degli operai al lavoro nei cantieri, spesso mai allestiti, che venivano assunti in maniera fittizia.
C’e’ anche un avvocato di origine campana, con studi di consulenza del lavoro a Salerno e Follonica, tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Firenze che oggi ha portato all’arresto di quattro imprenditori e di un funzionario della Asl 3 Napoli Sud. L’uomo, per l’accusa una sorta di contabile del gruppo criminale, avrebbe assicurato la formale regolarita’ delle attivita’ imprenditoriali e della contabilita’ relativa agli appalti, che in realta’ non venivano mai eseguiti. Inoltre avrebbe garantito la formale regolarita’ degli operai al lavoro nei cantieri, spesso mai allestiti, che venivano assunti in maniera fittizia. Grazie anche alla sua opera di consulenza contabile, il gruppo criminale sarebbe riuscito a incamerare denaro per appalti mai eseguiti per oltre 6 milioni di euro. Denaro che veniva riciclato attraverso l’acquisto, la ristrutturazione o la costruzione di edifici da parte di societa’ con sede in provincia di Lucca (Opera Italia srl, Fl appalti srl, Edil Tre srl, Olca srl) e Grosseto (Em appalti srl).