Pompei – Jridi Othman, il giovane algerino che lunedì pomeriggio, al volante di un’auto rubata a Terzigno, è piombato a tutta velocità sul sagrato del Santuario di Pompei finisce nel mirino dell’Antiterrorismo. Perché ci sono troppi elementi che insospettiscono gli investigatori e che alimentano il timore che il ventiduenne possa essere un fan o, peggio ancora, un militante dell’Isis. Sono emersi un paio di retroscena inquietanti: durante l’udienza di convalida dell’arresto al Tribunale di Torre Annunziata, Othman ha dichiarato di aver agito dopo aver assunto farmaci e droga, così da «sentirsi più vicino ad Allah». Tanto da recitare dinanzi al giudice monocratico Fernanda Iannone e al difensore d’ufficio brani del Corano e alcune litanie in arabo. Una di queste era dedicata proprio ad Allah. Fortunatamente, la preghiera era nota pure al magistrato, già alla Corte di Giustizia di Strasburgo alla divisione Antiterrorismo. Che a quel punto ha capito che dinanzi a lei non c’era proprio uno sprovveduto. Il ragazzo, imputato per il furto della macchina e le false generalità fornite ai carabinieri dopo l’arresto, al momento è detenuto nel carcere di Poggioreale dopo aver incassato – a chiusura del processo con rito direttissimo in cui ha optato per essere giudicato con l’abbreviato – una condanna di due anni e sei mesi.
JRIDI OTHMAN
L’algerino, 22 anni, già espulso dalla Francia, è piombato sul sagrato di Pompei lunedì pomeriggio a bordo di un’auto rubata.