Pompei – Un bambino solo e probabilmente spaventato, che cerca rifugio dal Vesuvio che erutta fuoco sulla valle serena della Pompei del 79 dopo Cristo e stermina un popolo intero. E’ l’ultima tenera e terrificante immagine che riemerge dalla storia durante gli scavi ripresi nel famoso parco archeologico. Il direttore della Soprintendenza speciale, Massimo Osanna, parla della ”grande scoperta” effettuata durante un intervento di consolidamento e restauro del complesso termale gia’ scavato nell’800. I resti della piccola vittima della grande eruzione che copri’ l’antica citta’ romana sono stati trovati durante la pulizia di un ambiente di ingresso delle Terme Centrali. Era sotto uno strato di circa 10 centimetri. Sono affiorati prima il piccolo cranio e in un secondo momento le ossa, disposte in maniera raccolta, che hanno permesso di formulare le prime ipotesi circa l’eta’ del fanciullo, probabilmente in fuga dall’eruzione. ”Pompei e’ a una svolta per la ricerca archeologica, non solo per le scoperte eccezionali che regalano forti emozioni come nel caso di questo ritrovamento – commenta il Soprintendente – Ma anche perche’ si e’ consolidato un nuovo modello di approccio scientifico che affronta in maniera interdisciplinare le indagini di scavo”. ”Un team di professionisti specializzati – sottolinea Osanna – quali archeologi, architetti, restauratori ma anche ingegneri, geotecnici, archeobotanici, antropologi, vulcanologi lavora stabilmente, fianco a fianco e con il supporto di risorse tecnologiche all’avanguardia, per non lasciare al caso nessun elemento scientifico, e dunque ricostruire nella maniera piu’ accurata possibile un nuovo pezzo di storia che, attraverso gli scavi, ci viene restituito”. Grazie alle indagini antropologiche, ”che vengono condotte in maniera sistematica fin dal ritrovamento dei reperti, sara’ possibile determinare eventuali patologie” aggiunge l’archeologo. Ma quel bambino tutto solo nelle Terme Centrali solleva tante domande: perche’ si trovava in quel luogo senza un accompagnatore? E, inoltre, siccome quel corpicino e’ stato trovato in ambienti gia’ scavati tra il 1877 e il 1878, si presume che in quell’occasione lo scheletro doveva essere stato gia’ intercettato. Come mai inspiegabilmente non fu scavato? Forse perche’ lo strato vulcanico non permetteva la realizzazione di un calco? E’ andata persa, dunque, una gran parte di informazioni sulla piccola vittima, come ad esempio la posizione che avrebbe assunto durante la sua morte, cosi’ come riusci’ a trasmettere ai nostri giorni il lavoro del grande archeologo Giuseppe Fiorelli, con la sua tecnica di rilevazione dei calchi. In ogni caso, lo scheletro e’ stato rimosso e trasferito al Laboratorio di ricerche applicate del Parco Archeologico. La peculiarita’ del ritrovamento e’ che lo scheletro e’ immerso nel flusso piroclastico (mix di gas e materiale vulcanico). Normalmente nella stratigrafia dell’eruzione del 79 d.C. e’ presente nel livello piu’ basso il lapillo e poi la cenere che sigilla tutto. In questo caso si doveva trattare di un ambiente chiuso dove il lapillo non e’ riuscito ad entrare ne’ a provocare il crollo dei tetti, mentre e’ penetrato direttamente il flusso piroclastico dalle finestre, nella fase finale dell’eruzione. Le Terme Centrali, dove e’ stato ritrovato lo scheletro del bambino, si trovano all’incrocio tra via di Nola e via Stabiana, nello spazio di un intero isolato, l’insula 4 della Regio IX.
CRONACA
25 aprile 2018
Scavi di Pompei: trovato scheletro di bambino. Osanna: grande scoperta