Scafati – Tra la copiosa documentazione acquisita dagli inquirenti e relativa ai numerosi lavori pubblici eseguiti dall’Ente di Palazzo Mayer, è emersa la figura dell’architetto Domenico Nocera, al quale il dirigente comunale Maria Gabriella Camera aveva affidato l’incarico dei lavori per i marciapiedi di via Santa Maria La Carità per un totale di 472mila euro assegnati alla ditta aggiudicatrice. Il professionista- che gli inquirenti reputano vicino al clan dei casalesi- fu liquidato con un importo da circa 14mila e 500 euro (a fronte dei circa 8mila iniziali) mentre alla società che si occupò della riqualificazione della strada finirono 672mila euro, quasi 200mila euro in più rispetto al costo per l’aggiudicazione. Un aumento del 40% circa «che stigmatizza la “criticità” della procedura», rilevano gli inquirenti. La particolare familiarità dell’architetto Nocera con gli “ambienti” dell’ente scafatese, veniva disvelata anche dalle dichiarazioni rese (alla commissione d’accesso) proprio dall’architetto Maria Gabriella Camera che parlò dell’incarico a Nocera attraverso un sorteggio effettuato la una short list di professionisti di fiducia dell’amministrazione. E a tessere di lodi l’architetto Nocera, era stata proprio la segretaria generale di Palazzo Mayer Imma Di Saia che a Camera raccontò di conoscere molto bene Nocera in quanto sarebbe stato consigliere in un Comune dove lei era dirigente. Ma quando Nocera fu arrestato per ordine del gip di Napoli, la Camera ebbe un faccia a faccia con Imma Di Saia evidenziandole che lei non aveva detto chi effettivamente era Nocera. Ma il segretario generale di Palazzo Mayer non battè ciglio replicando di conoscere l’architetto solo come un buon tecnico. Carmine Nocera fu liquidato in tre tranche, l’ultima da 3740 euro con determina dirigenziale dell’agosto 2015, un mese prima del suo arresto. E sulla presunta vicinanza di Nocera con i Casalesi (confermata poi dal collaboratore di giustizia Luigi Cassandra) la Procura spiega come Nocera era vicino a Zagaria: «quanto meno a far data dal dicembre del 2012, il professionista seppur non partecipe dell’organizzazione camorristica denominata clan dei Casalesi, gruppo Zagaria, con la consapevolezza dell’apporto del proprio operato contribuiva al perseguimento degli scopi dell’organizzazione concorrendo esternamente al suo rafforzamento e alla realizzazione degli scopi tipici della cosca. E tramite Antonio Zagaria, fratello di capa storta, ha incontrato diverse volte Michele Zagaria quando era latitante per predisporre il contratto di locazione relative alle abitazioni occupate da Zagaria ma formalmente locate a prestanomi». E ancora, l’architetto Nocera «metteva a disposizione il suo studio in particolare a favore del nipote del boss arrestato nel 2011 a Casapesenna per permettere di incontrare persone legate al clan». Nel frattempo, sono stati acquisiti dal Tribunale di Napoli i verbali di ascolto dello stesso Carmine Nocera quand’era presidente di una cooperativa al fine di riscontrare, tramite intercettazioni, eventuali rapporti con gli esponenti apicali del Comune di Scafati.
Scafati
5 maggio 2018
Lavori pubblici a “peso d’oro”. L’ombra degli appalti gonfiati