Sarno – Dopo l’alluvione di Sarno sono stati investiti 400 milioni di euro (due volte e mezzo la spesa prevista) per realizzare una rete di circa 20 km di canalizzazioni e un sistema di 11 enormi vasche di raccolta per prevenire nuove tragedie. Opere che oggi “sono senza manutenzione e ostruite da fango, terreno e rifiuti di ogni genere”. La denuncia arriva da Legambiente che a vent’anni da quel 5 maggio del 1998 ha presentato il dossier “Fango – il modello Sarno vent’anni dopo”. Dalle cifre spicca un altro dato: l’abusivismo edilizio continua a dilagare, nella sola Sarno sono state presentate, dopo il 1998, oltre 6mila richieste di condono. Per gli ambientalisti Sarno “ha insegnato poco o nulla” a un Paese dove smottamenti e esondazioni interessano ben l’88% dei comuni (7.145 classificati a elevato rischio) e solo per fronteggiare i danni provocati da questi eventi estremi, tra il 1944 ed il 2012, sono stati spesi circa 61,5 i miliardi di euro. Per Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, “c’e’ ancora una forte discrepanza tra le evidenze, la conoscenza, i danni, e la mancanza di un’azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territorio nazionale. A vent’anni da quella tragedia e’ ormai evidente che occorre un approccio diverso basato su politiche urbanistiche e territoriali di adattamento al clima per ridurre gli effetti devastanti che frane e alluvioni continuano ad avere sul territorio”. Nel dossier di Legambiente si sottolinea che le piogge cadute in quelle ore su quei territori, seppur intense, non erano tali da giustificare una colata di circa due milioni di metri cubi di fango. A peggiorare la situazione furono gli incendi sulle montagne nell’area di Sarno (nel censimento del 1990 fu registrato un calo della superficie boschiva rispetto a otto anni prima del 13,4%), ma anche il fatto che i canali di impluvio della montagna erano quasi completamente scomparsi. E poi la piaga dell’abusivismo. Negli ultimi 20 anni, nei comuni di questo comprensorio, sono state oltre 27mila, secondo le stime delle forze dell’ordine, le persone denunciate per abusi edilizi, in pratica il 10% della popolazione residente. In otto dei comuni della zona (Angri, Bracigliano, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Sarno, Scafati, Siano e Roccapiemonte) a seguito dei tre condoni Legambiente ha censito ben 24.420 richieste di sanatoria: i soli cittadini di Sarno hanno presentato 6.386 richieste su una popolazione di 31mila unita’. Negli stessi comuni sono state emesse 4091 ordinanze di demolizione negli ultimi dieci anni e di queste risultano eseguite appena l’uno per cento. Infine i piani di protezione civile, spesso ignoti o poco accessibili ai cittadini. Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, ricorda: “Non c’e’ piu’ nessun alibi per le amministrazioni campane, visto che sono state beneficiarie di oltre 15 milioni di fondi comunitari destinati alle emergenze idrogeologiche con gli strumenti di prevenzione: piani di emergenza, strutture operative comunali, attivita’ di informazione e addestramento delle comunita’”.
CRONACA
5 maggio 2018
Sarno: Legambiente, la tragedia non ha insegnato nulla